Gela. Non fu tentato omicidio. I giudici del collegio penale del tribunale hanno condannato Gaetano Brosco, ad un anno di reclusione, ma solo per minacce. Brosco, insieme ad altri coinvolti, finì sotto indagine a seguito dello scontro tra due gruppi familiari, che si armarono. Tra le strade di Settefarine, ci furono diversi spari. I primi colpi vennero esplosi nei pressi del parco “della legalità”. Per il pm Luigi Lo Valvo, che invece ha chiesto la condanna a nove anni di detenzione anche per il tentato omicidio, i coinvolti trasformarono la zona, nel parco “dell’illegalità”, affrontandosi con armi e bastoni. Il pubblico ministero ha ritenuto pienamente provata la responsabilità di Brosco, che non si sarebbe tirato indietro. “Dalle intercettazioni – ha detto nel corso della requisitoria – emerge che c’era l’intenzione di uccidere”. L’imputato rispondeva inoltre della disponibilità di un’arma. Gli altri coinvolti hanno già definito le loro posizioni, anche in questo caso con l’assoluzione per l’accusa di tentato omicidio. Il magistrato ha insistito sulla volontà di uccidere e sulla sussistenza dei presupposti del tentato omicidio.
La difesa, sostenuta dagli avvocati Dalila Di Dio e Paolo Testa, ha invece nettamente escluso l’ipotesi del tentato omicidio. Brosco non avrebbe agito per colpire i rivali. Successivamente, due giovani cercarono di far fuoco contro la sua abitazione. Il collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), ha disposto l’assoluzione per il tentato omicidio, con prescrizione maturata invece rispetto al possesso dell’arma. La condanna ad un anno di reclusione tocca l’accusa di minaccia.