Scavone, palazzine Iacp nel degrado: perdite d'acqua e abbandono

L’acqua scende dal soffitto come una cascata, ha invaso i pilastri portanti della palazzina e si sta facendo strada fino all’esterno

A cura di Jerry Italia
20 luglio 2025 09:35
Scavone, palazzine Iacp nel degrado: perdite d'acqua e abbandono  -
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Gela.  Le palazzine popolari dello Iacp nel quartiere Scavone raccontano ogni giorno una storia di abbandono e disperazione. Un’intera zona lasciata a se stessa, dove l’usura del tempo si somma all’indifferenza delle istituzioni. E mentre i muri si sfaldano, le famiglie cercano di resistere, chiudendo le crepe con nastro adesivo e contenendo l'acqua con decine di secchi.
È il caso di Carmelo, che abita in via Bogotà con la moglie e i suoi tre figli, è uno dei tanti occupanti abusivi che hanno avviato in questi ultimi anni un processo di regolarizzazione con l’istituto Case Popolari di Caltanissetta.
Da tredici anni vive in quest’appartamento, oggi martoriato da una perdita d’acqua che ha reso il bagno un pericolo quotidiano. L’acqua scende dal soffitto come una cascata, ha invaso i pilastri portanti della palazzina e si sta facendo strada fino all’esterno. Il degrado è ovunque: muri neri di muffa, soffitti gonfi d’acqua, infissi che si sfaldano. Le perdite dell’impianto idraulico sono solo la punta di un iceberg: gli edifici di Scavone mostrano segni evidenti di cedimento, senza che nessuno intervenga. I residenti, molti dei quali in attesa di regolarizzazione, il più delle volte non hanno tutele né risposte. Carmelo ha chiesto più volte un intervento allo Iacp, che ha preso la segnalazione ma ad oggi non ha effettuato nessun intervento. A Scavone, come in altri quartieri popolari della città, il disagio non è solo abitativo: è sociale, sanitario, umano. Chi ci vive non ha alternative, ma chiede almeno che gli alloggi non diventino trappole mortali.
Carmelo oggi è esasperato. Sta provando a seguire la via della legalità, avviando un percorso di regolarizzazione, e oggi si rivolge alle istituzioni, chiedendo solo che la sua casa non si trasformi in un disastro annunciato. Un grido di disperazione che rimbalza tra i muri gonfi d’acqua di via Bogotà, e che aspetta risposte. Prima che sia troppo tardi.

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