Gela. Il rinvio delle elezioni delle ex province a luglio ha contribuito a creare confusione. Nessuna relazione con la città metropolitana di Catania ma forse proprio per questo motivo qualcuno a Palermo ne sta approfittando per mettere nel dimenticatoio le rivendicazioni di chi ha fatto scelte precise. Gelensis populus ha di conseguenza ricordato a Regione e giunta invece cosa occorre fare e non è stato fatto.
“Gela avrebbe dovuto approfittare dei tanti rinvii fatti dalla Regione – dice la portavoce Liliana Belardita – per tentare di ottenere da parte dell’assessore regionale, un nuovo disegno di legge che avesse contemplato il passaggio territoriale alla città metropolitana di Catania, in modo da risolvere i punti contestati dalla prima commissione affari istituzionale. Ma chi ci amministra ha preferito fare altro o meglio fare nulla (lo diciamo provocatoriamente perché ci piacerebbe essere smentiti). E pensare che proprio Domenico Messinese, sindaco blindato e inavvicinabile, nella sua relazione annuale aveva indicato la questione del passaggio alla città metropolitana di Catania come “prioritaria” rispetto al suo programma politico e amministrativo”.
“Negli scorsi mesi si sono annunciate nomine di fior di avvocati, costituzionalisti, assessori al ramo ed esperti che, dall’indomani della bocciatura, erano lì ad impugnare, a proporre azioni giudiziarie o che avrebbero dovuto fare i salti mortali per farci passare con Catania. E invece tutto sembra essersi nuovamente arenato. Noi come comitato siamo profondamente rammaricati per questo pervicace e ingiustificato silenzio dell’amministrazione che da un lato punta sulla risoluzione giudiziaria della vicenda, perché nomina ed incarica professionisti, ma dall’altro, ad oggi, nessun ricorso è stato presentato né chiarezza vi è sulla linea e strategia da seguire. Di contro apprendiamo dai media locali, che qualche associazione sembra stia preparando un ricorso privato contro la Regione. In realtà è ricorso pronto e annunciato da anni, quello proclamato da quell’associazione, di volta in volta rinviato in attesa dell’uscita del provvedimento giusto da impugnare. Eppure provvedimenti ne sono usciti dalle camere della Regione, ma nessuno era degno di essere impugnato? E intanto passa il tempo e siamo sempre lì a sentire promettere sempre le stesse cose, sempre con la medesima nenia. Ci auguriamo che il privato non spacci come propria quella impugnativa che è pagata con denaro della intera collettività”.