Gela. L’accordo con l’azienda è stato siglato, anche nel tentativo di avviare una nuova fase, superando lo stato di agitazione. Tra i dipendenti Eni del Safety competence center, però, rimangono forti dubbi sull’attuale organizzazione della struttura destinata alla formazione per la sicurezza negli impianti e nei siti della multinazionale. In città, fanno sapere i dipendenti iscritti alla Filctem-Cgil, sarebbe dovuto sorgere il centro di riferimento per tutti i siti produttivi della multinazionale. Ad oggi, invece, quel progetto, come hanno spiegato nel corso di un’assembla, non è ancora del tutto concretizzato. Come indica anche Nicola Di Caro, del comitato degli iscritti, rimangono attualmente evidenti vuoti di organico. A pieno regime, il Safety competence center dovrebbe contare 180 operatori. Oggi, sono 147. “Questa carenza strutturale di organico – è stato riferito nel corso dell’assemblea – ha causato gravi disagi nell’organizzazione del lavoro, generando carichi eccessivi e disomogenei. Le inefficienze organizzative riguardano sia le unità operative impegnate nei siti dell’estrazione e della raffinazione, sia le strutture di staff chiamate, nel tempo, ad assumere progressivamente un incremento dei carichi di lavoro nell’ambito dell’amministrazione dei contratti con terzi e nella gestione della formazione e della sorveglianza sanitaria afferenti l’intera linea datoriale di support functions su tutto il territorio locale”. Per i lavoratori della Filctem, Eni deve procedere con nuove assunzioni “dopo oltre un decennio”. “Nuove assunzioni di giovani tecnici locali in un territorio affetto da un’atavica carenza occupazionale”, è stato spiegato durante il confronto tra gli operatori e il sindacato. Anche sul centro d’eccellenza per la formazione vengono poste delle necessità impellenti. “Il centro avrebbe dovuto soddisfare i fabbisogni formativi di tutte le unità organizzative di Eni per il sud Italia e le isole, candidandosi come polo di eccellenza per il Mediterraneo. Tuttavia – spiegano ancora i lavoratori – l’investimento per la riqualificazione dell’ex campo prove della raffineria, alla fine, si è rivelato assai più contenuto di quello annunciato, limitando fortemente le potenzialità operative del progetto e la previsione che la formazione di centinaia di risorse provenienti dalle realtà Eni potesse avere una vantaggiosa ricaduta economica sulla ricettività del territorio”.
Anche a livello retributivo, è stato concluso che gli interventi individuati “risultano insufficienti nella dimensione economica, farraginosi nelle modalità di assegnazione e comunque ancora inadeguati rispetto all’obiettivo di una giusta valorizzazione dei profili di competenza e professionalità legati alle peculiarità dei ruoli svolti nei cantieri”, si legge inoltre in una nota rilasciata dai lavoratori. Alla rsu viene dato mandato di “proseguire nelle azioni di rivendicazione” sia rispetto al rafforzamento dell’organico del Safety competence center sia per arrivare ad un adeguamento salariale congruo. Tutti elementi che saranno presi in carico anche dalla segreteria provinciale Filctem, guidata da Rosario Catalano.
Carenza di personale e pure mal pagati. L’Eni non è più quello di un tempo. Pretendono geni sempre disponibili ma vorrebbero pagarli come analfabeti.