Ritornò in Polonia insieme al figlio, "non fu sottrazione di minore": in appello donna assolta
La coppia visse sul territorio, tra Gela e la provincia di Ragusa
Gela. In primo grado, fu condannata a due anni, con l'accusa di essersi allontanata dal territorio italiano, insieme al piccolo figlio, e senza far ritorno, nonostante le richieste del marito, cittadino italiano e padre del bambino. Una donna, di nazionalità polacca, è stata assolta, in appello. La decisione è della Corte d'appello di Catania. La coppia visse sul territorio, tra Gela e la provincia di Ragusa. Inizialmente, sembrò che il ritorno in Polonia fosse solo temporaneo ma si prolungò sempre di più, fino alla denuncia dell'allora marito, che fece partire le indagini, alla base del giudizio. In primo grado, i giudici del tribunale di Ragusa condannarono la donna. La decisione è stata ribaltata in appello, con l'accoglimento del ricorso avanzato dal difensore dell'imputata, l'avvocato Salvo Macrì. E' stato dimostrato che non ci fu l'intenzione di sottrarre il figlio minore al padre ma c'era stata piena comunicazione del ritorno in Polonia. Inoltre, la donna aveva già riferito alle autorità polacche di provvedimenti in capo alla potestà genitoriale del marito.
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