Rispunta il blocca-trivelle, emendamento alla Camera: Femca-Cisl, "temiamo anche per investimenti locali"
Gela. Se l’emendamento al Milleproroghe, voluto dal Movimento cinque stelle, dovesse passare, le grandi corporation potrebbero mettere da parte il settore estrattivo. Niente più trivelle per il gas e...

Gela. Se l’emendamento al Milleproroghe, voluto dal Movimento cinque stelle, dovesse passare, le grandi corporation potrebbero mettere da parte il settore estrattivo. Niente più trivelle per il gas e gli idrocarburi. L’allarme, adesso anche sindacale, è partito per le attività collocate in Adriatico, ma anche sul territorio locale Enimed potrebbe drasticamente rivedere i programmi. La proroga del blocca trivelle non inciderà sul progetto “Argo-Cassiopea”, con la base gas, ma potrebbe farsi sentire sulle attività estrattive a terra e sui progetti ancora da varare. Le segreterie territoriali del settore sono molto preoccupate, soprattutto davanti ad un eventuale taglio occupazionale. A livello nazionale, i sindacati si sono già fatti sentire, mentre il Milleproroghe lunedì sarà alla Camera dei Deputati, per un voto di fiducia. “Tra gli emendamenti approvati per il decreto Milleproroghe ci sono quelli che prorogano la moratoria contro le trivelle fino a trenta mesi, sei mesi in più di quelli previsti nella norma originaria. Questa norma blocca-trivelle, presentata dal Movimento 5 Stelle – dice il segretario generale della Femca-Cisl Nora Garofalo – è un ulteriore passo verso il divieto definitivo di trivellazioni sul territorio nazionale, come annunciato più volte dai grillini. È il frutto, a mio avviso, di una politica distratta e autolesionistica, il risultato di un approccio che è solo ideologico davanti ad una problematica che investe tutti i cittadini, perché si parla dell’autosufficienza del nostro Paese sul fronte delle politiche energetiche”. Parole che vengono condivise anche dai responsabili territoriali della Femca. “Temiamo che le aziende del settore, compresa Eni – dice il segretario provinciale della Femca Francesco Emiliani – possano rivedere i programmi sulle estrazioni. Si rischia un blocco sia per le attività in mare che per quelle a terra. Non dimentichiamo che la produzione, rispetto al passato, è già diminuita. Con questo blocco, le aziende potrebbero anche decidere di non investire sui pozzi da avviare”.
“Vuol dire lasciare nell’incertezza le compagnie energetiche, che si preparano a scelte drastiche sul fronte occupazionale, con conseguenze sociali devastanti – aggiunge Garofalo riferendosi alla situazione in Adriatico – vuol dire determinare la chiusura di tutte le imprese dell’indotto, che hanno stretto i denti nell’attesa di ripartire, con la perdita di tanti posti di lavoro. Vuol dire fare un grande regalo ai competitor al di là dell’Adriatico, come Croazia e Grecia, che continuano indisturbate a far funzionare le loro trivelle a due passi dalle nostre coste. Vuol dire che forse, per questo paese, davvero non c’è una prospettiva, una speranza”. Toccherà ai parlamentari esprimersi e le scelte di Roma potrebbero avere non poche conseguenze sugli investimenti locali del cane a sei zampe, almeno per quanto riguarda il settore estrattivo.