Gela. Sarebbe dovuta servire, almeno nelle aspettative, ad individuare tutti gli allevamenti e le aziende agricole presenti nell’area della discarica di contrada Timpazzo e, così, definire un piano contro il rischio diossina.
Ad un anno di distanza dall’emanazione della direttiva regionale in materia, però, l’anagrafe comunale è rimasta praticamente al palo. Il numero degli allevatori che si sono registrati rischia di essere inferiore a quello delle dita di una mano.
Neanche i funzionari del servizio veterinario dell’Asp hanno avuto la possibilità di ricevere la documentazione in materia.
“Credo – sostiene il responsabile del servizio Luigi Farruggia – che questo sistema difficilmente riuscirà ad avere successo. In effetti, è passato quasi un anno dall’emanazione della direttiva regionale, emessa dopo il caso della discarica palermitana di Bellolampo e dei tanti incendi che si svilupparono al suo interno. Sarebbe molto importante capire quali e quante aziende agricole o d’allevamento siano presenti nell’area di Timpazzo. Nel caso di un incendio e, quindi, dell’immissione in atmosfera di sostanze pericolose, potremmo subito isolare le strutture ed impedire la fuoriuscita sul mercato dei prodotti”.
Al momento, però, quota zero è quella più vicina agli attuali numeri registrati. L’anagrafe, quindi, rimane un vero mistero: allo stesso modo dell’identità di allevatori ed agricoltori che, a poca distanza dalla discarica di Timpazzo, continuano a svolgere la loro attività.
Il pericolo diossina, almeno stando agli esperti, non dovrebbe essere trascurato soprattutto davanti al progetto dell’ampliamento del sito di contrada Timpazzo.