Gela. “Piangeva in cella quando nessuno dei familiari gli faceva visita per portargli gli occhiali da vista. Poi, mi venne chiesto di scambiare un assegno e di dare i soldi proprio ai parenti di Rinzivillo”.
“I soldi servivano ai parenti di Rinzivillo”. E’ stata una delle imputate nel processo scaturito dalla maxi operazione antimafia “Tagli pregiati”, Giovanna Guaiana, a descrivere i contatti avuti con i familiari del boss Crocifisso Rinzivillo. “Io, nel carcere di Rebibbia – ha spiegato davanti al collegio presieduto dal giudice Lirio Conti – andavo spesso a far visita al mio ex datore di lavoro che era compagno di cella di Crocifisso Rinzivillo. Proprio il mio ex datore di lavoro mi diceva che Rinzivillo spesso piangeva in cella quando non aveva a disposizione gli occhiali da vista. Mi venne chiesto di mettermi in contatto con la sorella e con la cognata anche perché avrei dovuto scambiare un assegno per conto loro. Non le avevo mai conosciute prima”. Proprio la donna è tra i ventidue imputati del processo scattato a seguito del blitz che nel dicembre di dieci anni fa consentì di ricostruire gli interessi di cosa nostra e della famiglia Rinzivillo, non solo in città ma anche al nord. I contatti, in base a quanto indicato dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Gabriele Paci presente in aula, sarebbero avvenuti attraverso un telefono pubblico. “Non volevo nascondere nulla – ha precisato l’imputata rispondendo anche alle domande di uno dei difensori l’avvocato Adriano Falsone – in quel periodo, però, non avevo grandi possibilità economiche e non potevo permettermi di spendere troppo per chiamate dal mio telefono cellulare. Comunque, mi dissero che i soldi da dare ai parenti di Rinzivillo servivano solo per il loro sostentamento”.
La difesa di D’Amico. Nel corso dell’udienza, davanti al collegio composto anche dai giudici Silvia Passanisi e Marica Marino, è stata sentita la moglie di un altro degli imputati, Francesco D’Amico. La donna, rispondendo alle domande formulate dal difensore Nicoletta Cauchi, ha ribadito come l’attuale collaboratore di giustizia Emanuele Cascino fosse fortemente contrariato nei loro confronti soprattutto dopo aver scoperto la relazione extraconiugale intanto avviata dalla moglie con il nipote dello stesso D’Amico. Altri testimoni citati dalle difese verranno sentiti alla prossima udienza fissata per il 17 febbraio.