Gela. La morte del capo dei capi Totò Riina
come quella del boss Daniele Emmanuello.
Il primo no dieci anni fa. Niente funerali per Riina, così come non ci furono funerali per il boss latitante, ucciso nel 2007, in un conflitto a fuoco tra le campagne dell’ennese, dove si nascondeva. Il divieto arriva dallo stesso prelato. Dieci anni fa, Michele Pennisi, allora vescovo della diocesi di Piazza Armerina, proibì i funerali di Emmanuello. Oggi, che è diventato arcivescovo di Monreale, la diocesi che comprende Corleone, dice no ai funerali del boss che ha guidato l’intera cupola di cosa nostra.
“I mafiosi sono scomunicati e il canone 1184 del codice di diritto canonico – ha spiegato Pennisi in un’intervista al Corriere.it – per evitare il pubblico scandalo dei fedeli, stabilisce che i peccatori manifesti e non pentiti devono essere privati delle esequie”. I familiari potranno dare l’ultimo saluto al feretro solo al cimitero e, se lo chiederanno, il cappellano potrà dire preghiera. Quindi, niente funerali. Proprio Pennisi, nel corso dell’intervista rilasciata, ha richiamato il caso di dieci anni fa. “La prima volta fu nel 2007 – ha continuato – quand’ero vescovo a Gela. Vietai le esequie pubbliche per un capomafia. Mi minacciarono con un volantino nelle chiese che diceva, la pena di morte non è ancora stata abolita”. Riina ed Emmanuello, quindi, accomunati dalla stessa sorte, mafiosi in vita e senza funerali da morti.