Gela. Davanti al gip Francesca Pulvirenti, non hanno parlato i cinque indagati, ritenuti responsabili dello smaltimento illecito e dell’incendio di rifiuti speciali e pericolosi, scoperti dai poliziotti e dai pm della procura in contrada Passo di Piazza, a poca distanza dall’area protetta del Biviere. Questa mattina, si sono presentati dal gip per gli interrogatori di garanzia. Difesi dall’avvocato Giuseppe Cascino, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I titolari della ditta Fontana-Di Simone e tre operai che hanno lavorato alle loro dipendenze (un cittadino polacco e due gambiani), si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La difesa vuole verificare le carte e probabilmente si rivolgerà ai giudici del riesame di Caltanissetta. I cinque rimangono ai domiciliari e i pm della procura proseguono gli approfondimenti, anche per valutare quale tipo di danno sia stato arrecato alle aree, dove la ditta avrebbe scaricato inerti e materiali di risulta, dando poi tutto alle fiamme. L’impresa è autorizzata allo smaltimento di rifiuti speciali, ma in impianti riconosciuti.
Invece, secondo le accuse, si sarebbero serviti di un terreno incolto, trasformato in discarica abusiva, per abbattere anche i costi di smaltimento. I rifiuti venivano poi incendiati, con l’emissione in atmosfera di sostanze pericolose. In quell’area, la presenza di una vera e propria “terra dei fuochi”, favorita dall’assenza di controlli capillari, è stata più volte denunciata, anche da chi opera nella Riserva orientata Biviere. L’inchiesta è coordinata dal sostituto Ubaldo Leo, questa mattina presente in aula nel corso degli interrogatori.