Gela. “Un attacco politico vomitevole”. I componenti della commissione d’indagine sui rifiuti, che ha concluso la propria attività negli scorsi mesi, definiscono così l’esposto presentato dal grillino Angelo Amato, a sua volta membro della stessa commissione.
“Voleva portarsi gli atti a casa”. L’esponente del Movimento cinque stelle ha denunciato di aver subito pressioni per non approfondire alcuni aspetti del sistema di gestione dell’appalto di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città. Inoltre, Amato ha ribadito l’impossibilità di accesso ad atti nella disponibilità della commissione. “Sono accuse che non stanno né in cielo né in terra – spiegano Salvatore Gallo, Guido Siragusa, Vincenzo Cascino, Romina Morselli, Salvatore Sammito e Cristian Malluzzo – abbiamo dato seguito a tutte le richieste arrivate dal consigliere Angelo Amato, a cominciare dalle audizioni dell’ex dirigente del Comune Roberto Sciascia e del commissario liquidatore dell’Ato Cl2 Giuseppe Panebianco. L’unica volta che abbiamo risposto negativamente fu quando chiese l’audizione dell’ex assessore Fabrizio Nardo. A cosa sarebbe servito dato che Nardo è rimasto in carica solo per pochissimi giorni? Quì, ci sono consiglieri comunali che hanno fatto un lavoro molto complesso, sintetizzato nella relazione pubblica esposta in consiglio e che gli stessi grillini, a cominciare da Simone Morgana, hanno definito coraggiosa. Dov’è, invece, la relazione di minoranza tanto pubblicizzata da Amato?”. I consiglieri della commissione di indagine sono stati ascoltati dagli agenti di polizia. “Non siamo indagati – continuano – ma siamo stati ascoltati a sommarie informazioni. Di certo, siamo pronti a tutelarci. Anzi, invitiamo il procuratore Fernando Asaro a fare tutta la chiarezza necessaria. Per noi, la vicenda è tutt’altro che conclusa. Chi ha sbagliato, dovrà pagarne le conseguenze”. Salvatore Gallo, Vincenzo Cascino, Romina Morselli, Guido Siragusa, Cristian Malluzzo e Salvatore Sammito hanno anche rincarato la dose. “Amato, peraltro spesso assente dalla commissione – hanno detto Gallo, Siragusa, Cascino e Siragusa – si permetteva di assumere atteggiamenti irriguardosi, fino addirittura a registrare con il proprio smartphone le nostre riunioni, cosa assolutamente vietata. Ha scambiato questa commissione per un organo di polizia, parlava di blitz continui, senza capire quali funzioni avesse la commissione, peraltro istituita su sua stessa richiesta. Gli atti sono sempre stati a disposizione. Certamente, non potevamo permettere, perché impedito dalla legge, di farglieli portare a casa, come da lui spesso richiesto. Adesso, invece, ci accusa di minacce. Non siamo un clan mafioso. Siamo stati eletti dai cittadini per rappresentarli. Invece, in questa città c’è chi fa politica basandosi solo sulla delazione”. Il caso, soprattutto politico, è tutt’altro che archiviato.