Gela. Si sono incontrati alla presenza di molti lavoratori del diretto: ieri mattina, infatti, è andato in scena l’importante tavolo di confronto fra i massimi esponenti del gruppo Eni e i segretari sindacali del settore chimico della raffineria di contrada Piana del Signore.
Al centro della riunione, l’analisi del piano economico che dovrebbe sostenere la preannunciata conversione della fabbrica in direzione della produzione di gasoli. Un accordo, alla fine, firmato dalle tre sigle sindacali.
Una manovra studiata dai responsabili della multinazionale allo scopo di limitare l’impegno sul fronte delle benzine e incentrarlo proprio su quello dei gasoli. I punti interrogativi, comunque, soprattutto a livello sindacale, non mancano. Il primo riguarda, senza troppi dubbi, l’aspetto occupazionale.
La conversione significherà una riduzione del personale sia del diretto che dell’indotto. Obiettivo dei manager, per il diretto, è quota 630: numeri ai quali affiancare gli almeno cento operatori da dislocare nei nuovi impianti legati alla produzione di gasoli. Un aspetto, quindi, che non sembra convincere.
Non solo riorganizzazione del diretto: anche l’indotto dovrebbe ridimensionarsi e andare incontro al mutamento di produzione. La bozza dell’accordo è stata sottoposta al confronto fra i segretari Alessandro Piva, Silvio Ruggeri e Francesco Emiliani e le rsu della fabbrica.
All’aspetto occupazionale, comunque, si aggiungono le perplessità sulle autorizzazioni ministeriali necessarie alla realizzazione dei nuovi impianti e agli interventi per la conversione. Si teme che ulteriori ritardi possano affossare l’intenzione dei manager Eni d’investire almeno settecentomilioni di euro. Il nodo oramai atavico si chiama diga foranea: gli interventi tardano ad avviarsi e anche quest’aspetto preoccupa e non poco.
Durante il confronto, si sono escluse eventuali ripercussioni sul gruppo Enimed e, inoltre, la proposta dei manager si è incentrata sull’avvio di una serie di mobilità agevolate per accompagnare una parte del personale verso la pensione. Nessun riferimento, invece, è stato fatto a nuovi giri di cassa integrazione: ipotesi, al momento, esclusa dai dirigenti del gruppo.
Il management, comunque, non ha trascurato neanche l’aspetto relativo all’attuale stato del porto rifugio: l’impegno è sempre lo stesso, dragarlo a proprie spese per far arrivare due camere a coke da installare in fabbrica. L’intesa, quindi, potrebbe assicurare, almeno stando al tenore dell’incontro, un prossimo futuro tendenzialmente più tranquillo per l’equilibrio della fabbrica. Solo il parere favorevole dei lavoratori, però, riuscirà a rafforzare le intenzioni sindacali e quelle dell’azienda.
La conversione a gasoli nello stabilimento di contrada Piana del Signore dovrebbe servire da riferimento per altri siti della multinazionale.