Gela. Un altro bubbone esplode tra le fila della maggioranza e, come spesso capitato, fra i banchi del consiglio comunale. La seduta di giovedì sera, infatti, si è trasformata nell’ennesima resa dei conti che sa, soprattutto, di Partito Democratico ma non solo.
“E’ ora di finirla – ha esordito in aula Terenziano Di Stefeno di Articolo 4 – noi consiglieri, oramai, siamo alla mercé di tutti, con in testa i media. L’ultima puntata l’abbiamo avuta con l’accusa di non aver permesso l’accesso della stampa alla conferenza dei capigruppo svoltasi con i vertici di raffineria. Che motivo avremmo avuto di dire no ai giornalisti? Purtroppo, ciò si verifica perché manca una vera guida. Il presidente del consiglio Giuseppe Fava dovrebbe prenderne atto e, se necessario, dimettersi. Non riesce più a tutelarci”.
Alla sferzata firmata Di Stefano ha risposto proprio il presidente Fava. “Io ho la coscienza a posto – ha replicato – non sapevo che il consigliere Gaetano Trainito avesse esteso ai giornalisti l’invito alla conferenza dei capigruppo. Secondo me, e glielo già comunicato, ha sbagliato. Questo compito, eventualmente, può spettare solo a me. Si trattava di una riunione che non prevede nessuna partecipazione esterna. Se Trainito me lo avesse comunicato prima, avremmo evitato quest’equivoco”.
Ma la strategia del gettare acqua sul fuoco non ha reso granché. Le frecciate più pungenti in direzione di Fava sono arrivate dai suoi stessi compagni di partito. “Le mie lamentele – ha spiegato il democratico Nuccio Cafà – riguardano proprio la gestione di questo consiglio. Vorrei capire, ad esempio, perché ad oltre un mese dalla richiesta di un consiglio monotematico sulla questione Agroverde non sia più giunta alcuna risposta. Cosa devo replicare ai cittadini che mi chiedono informazioni sul perché i terreni espropriati non sono stati pagati? Forse, lei e il sindaco preferite riunirvi in privato con gli imprenditori senza far sapere nulla a nessuno”.
La crisi della maggioranza consiliare è stata resa ancor più palese dagli interventi di Luigi Farruggia e Giuseppe Morselli. “Non accetto nessuna variazione dell’ordine del giorno deciso in conferenza dei capigruppo – ha polemizzato Farruggia – siamo in aula per votare lo statuto comunale. In base alla legge, è necessaria la presenza dei due terzi del consiglio. Non voterò altri punti. Forse, ci avete scambiati per lavoratori a cottimo che eseguono in base alle esigenze del momento?”.
Dello stesso tono l’intervento di Morselli. “Tutto questo caos – ha detto il consigliere – si lega solo ad un unico fattore. Non esiste una maggioranza. A livello nazionale, il Pd ha chiesto al premier Letta di farsi da parte. Voi, invece, cosa volete fare del sindaco Angelo Fasulo? Lo appoggiate ancora? In base ai numeri, mi pare proprio di no”.
Intanto, il presidente Giuseppe Fava ha cercato di rintuzzare gli attacchi giunti dalla sua stessa maggioranza. “Ma cosa dovrei fare? – ha risposto con forza – non posso costringere nessuno a partecipare alle riunioni di consiglio. Ogni consigliere si deve responsabilizzare. Non accetto più questi attacchi”.
La stoccata finale è arrivata dall’altro democratico Rocco Giudice. “Accolgo in pieno le indicazioni giunte dal collega Farruggia – ha detto lo stesso Giudice – in aula, non ci sono i numeri. Lo statuto comunale dovrebbe essere approvato dai due terzi dell’aula. Ma dove sono i consiglieri? Ognuno si assuma le proprie responsabilità”.
Nel corso della sfida politica andata in scena tra i banchi consiliari, è stato il socialista Piero Lo Nigro a chiedere di postporre il punto relativo allo statuto comunale e trattarne un altro. Richiesta accolta dall’aula che, però, dopo pochi minuti, ha fatto mancare il numero legale. Critiche, alla fine, sono arrivate anche dai consiglieri Maria Pingo, Giuseppe Di Dio e Giacomo Gulizzi. La maggioranza a sostegno del sindaco continua a stentare con banchi sempre più spogli.