Gela. Un raro caso di malformazione neonatale si è verificato a Gela. Un neonato senza sesso è venuto alla luce all’ospedale Vittorio Emanuele. I medici del reparto di Ostetricia e Ginecologia lo hanno definito “sesso ambiguo” poiché ha organi genitali “incerti”.
I genitori sono giovani e non soffrono di alcuna patologia. Le ecografie durante la gravidanza non avevano mostrato alcuna anomalia sul feto. Il caso in questione si verifica una volta su cinquemila bambini neonati. Il primario del reparto, Michele Palmeri, ha confermato la rarità della malformazione ed ha disposto il trasferimento del neonato in una struttura specializzata di Palermo, precisamente all’ospedale pediatrico Di Cristina.
Da 47 anni sono i bimbi a pagare le conseguenze più drammatiche nella totale indifferenza delle istituzioni locali e delle autorità centrali che hanno favorito impunemente questa situazione di abominio. Neonati con sei dita alle mani o ai piedi. Alcuni venuti al mondo senza un orecchio, altri senza il palato. Idrocefali con teche craniche di dimensioni abnormi.
I numeri ufficiali attestano che a Gela le malformazioni sono sei volte superiori alla media nazionale. Numeri in costante aumento, finiti ancora una volta – e come sempre – sul tavolo della Procura che ha aperto la solita immancabile inchiesta, per far luce sulle cosiddette responsabilità. Sul banco degli imputati i veleni della raffineria Eni. Un incubo alla luce del sole che miete ogni giorno le figlie ed i figli di Gela: esseri indifesi che quotidianamente cadono sotto la scure degli agenti chimici che dal 1965 inquinano la città e gran parte della provincia di Caltanissetta. Attualmente sono una trentina i casi all’esame di un gruppo di periti. Trenta bambini con gravi malformazioni causate dalla contaminazione ambientale. Le loro famiglie, adesso, chiedono giustizia.