Gela. Al cinquantenne Roberto Di Stefano, che da qualche tempo ha ripreso a rilasciare dichiarazioni ai magistrati, verrà consentito di seguire il giudizio davanti al gup in videoconferenza. In aula, per una serie di rapine e cavalli di ritorno ricostruiti dagli inquirenti, si tornerà tra un mese. C’è anche Di Stefano, infatti, tra gli imputati chiamati a rispondere alle accuse. Nell’arco di pochi mesi, tra il 2012 e il 2013, vennero prese di mira almeno quattro attività commerciali della città. Per i pm della procura, a colpire sarebbero stati Saverio Di Stefano e Giovanni Alario, ritenuti responsabili di rapina e del possesso di armi, utilizzate nei colpi. I pm della procura e gli investigatori hanno ricostruito le azioni messe a segno al supermercato Fortè di Albani Roccella, in due tabaccherie e in una stazione di servizio a Caposoprano.
Fatti che sono finiti in udienza preliminare, con gli imputati che dovranno risponderne davanti al giudice Lirio Conti. In base alle accuse, sarebbe stato Saverio Di Stefano ad entrare per farsi dare i soldi mentre Alario, a sua volta armato, gli avrebbe coperto le spalle sia durante il colpo al supermercato sia per la rapina ad una tabaccheria. Negli altri casi, invece, Di Stefano avrebbe agito con altri complici. I pm della procura muovono le loro accuse pure ad altri due imputati, lo stesso Roberto Di Stefano e Mario Cammalleri. Di Stefano, coinvolto in indagini antimafia, avrebbe imposto il cavallo di ritorno per la restituzione di un motorino rubato, circa quattrocento euro, agendo insieme a Saverio Di Stefano. Cammalleri, invece, avrebbe avuto la disponibilità del mezzo rubato. Nel procedimento, parti civili sono due esercenti, titolari delle attività commerciali rapinate. Il gup ha accolto la richiesta di costituzione formulata dal loro legale, l’avvocato Carmelo Tuccio. Gli imputati, invece, sono difesi dai legali Salvo Macrì, Francesco Enia e Vania Giamporcaro.
