Gela. Quarantadue indagati, con accuse tutte legate ad un presunto giro di false fatturazioni, crediti inesistenti ma anche ad un oliato sistema per intervenire su eventuali clienti protestati.
Adesso, però, il procedimento penale scaturito dalla maxi inchiesta Cash Flow, risalente all’estate di due anni fa, si sdoppia.
Il giudice dell’udienza preliminare Fabrizio Molinari, accogliendo parzialmente l’eccezione d’incompetenza territoriale sollevata da alcuni difensori degli indagati, ha deciso che per moltissime delle contestazioni mosse a decidere dovranno essere i giudici del tribunale di Agrigento. Diversi indagati, compreso l’imprenditore Giuseppe Deni, facevano proprio base nella città dei templi e dovranno rispondere alle accuse sia davanti ai magistrati locali sia a quelli agrigentini. Intanto, la prossima udienza è già stata fissata dal gup Molinari per il prossimo 28 gennaio.
Visto lo sdoppiamento del procedimento, non è da escludere che alcuni difensori optino per eventuali riti alternativi, con l’obiettivo di definire la posizione dei loro assistiti prima di arrivare all’eventuale dibattimento. Oltre all’agrigentino Giuseppe Deni, altra figura di spicco della presunta organizzazione sarebbe stata quella dell’imprenditore gelese Fabio Fasulo.