Ragazze romene si prostituivano in uno stabile a Carrubbazza, “i soldi ai compagni”

 
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Gela. Facevano prostituire le loro compagne, in un piccolo stabile a Carrubbazza. In base a quanto ricostruito dai poliziotti del commissariato e dai pm della procura, c’era anche una minorenne. Sono gravi le accuse che vengono mosse a tre cittadini romeni, Robert Maftei, Florin Maftei ed Emilian Maftei. Anche le ragazze che incontravano i clienti sono di nazionalità romena. “C’era una minorenne – ha spiegato in aula il poliziotto sentito come testimone – che però si faceva passare per una ventenne russa. In realtà, scoprimmo che non aveva ancora raggiunto la maggiore età”. Cinquanta euro in cambio di una prestazione sessuale e in alcuni casi le giovani avrebbero raggiunto i clienti direttamente a domicilio. “Il tariffario era quello – ha proseguito il testimone che condusse le indagini anche attraverso appostamenti nei pressi dello stabile – anzi, ci accorgemmo che uno dei compagni delle giovani spesso cercava di capire quali fossero i prezzi praticati da altre prostitute in città. Le contattava, partendo dagli annunci pubblicati su alcuni siti internet”. I soldi versati dai clienti sarebbero finiti direttamente nelle tasche dei tre imputati. “Non ci risulta che le ragazze svolgessero altre attività lavorative”, ha aggiunto l’agente rispondendo alle domande del pm Federica Scuderi. Dal contenuto di intercettazioni telefoniche, emergerebbero forti lamentele delle giovani per maltrattamenti subiti e addebitati ai loro stessi compagni. Alcuni clienti vennero fermati e sentiti dai poliziotti, dopo aver concluso gli incontri e lasciato lo stabile. A processo, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Francesca Pulvirenti (a latere Ersilia Guzzetta ed Eva Nicastro), c’è anche un gelese, accusato di aver procacciato clienti. Marcello Ialazzo avrebbe inoltre avuto incontri a pagamento con le giovani romene. “Cercava clienti per le ragazze – ha detto ancora il poliziotto – e gli veniva concesso di consumare rapporti sessuali, ma a tariffe inferiori”.

I contatti con i clienti pare avvenissero soprattutto telefonicamente, fino all’arrivo nei pressi dello stabile. Accuse sono mosse, inoltre, all’allora proprietario dell’immobile, Claudio Iannì, che secondo gli investigatori era a conoscenza di quello che avveniva. Nessuna delle ragazze ha mai denunciato i fatti. Le difese, sostenute tra gli altri dagli avvocati Giovanni Cannizzaro, Angelo Cafà e Vania Giamporcaro, hanno a loro volta posto domande al testimone, soffermandosi sulle dinamiche dei rapporti tra i cittadini romeni accusati di sfruttamento della prostituzione e le compagne. Sembrerebbe che gli incontri a pagamento si svolgessero nonostante la presenza di bambini, che vivevano nell’immobile. In aula, sono stati convocati alcuni clienti identificati dai poliziotti. Sono stati acquisiti i verbali delle dichiarazioni rilasciate agli agenti.

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