"Questo territorio è un laboratorio civico", Ruvolo: "Di Stefano e Una Buona Idea elementi catalizzatori forti"

E' evidente comunque che i civici vogliono muoversi in un perimetro che non sia di antitesi ai partiti

A cura di Rosario Cauchi
06 maggio 2025 09:20
"Questo territorio è un laboratorio civico", Ruvolo: "Di Stefano e Una Buona Idea elementi catalizzatori forti" - Ruvolo insieme al coordinatore di "Giovani idee" Bruna Consoli
Ruvolo insieme al coordinatore di "Giovani idee" Bruna Consoli
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Gela.  Una rete civica “che sul territorio già c'è ma va consolidata ancora di più”. L'ex sindaco di Caltanissetta Giovanni Ruvolo, tra i fondatori del gruppo nisseno “Futura” che è rappresentato dal consigliere comunale Armando Turturici, ieri ha tenuto un incontro in città, su invito dei rappresentanti di “Giovani idee”, il gruppo giovanile di “Una Buona Idea”. Ruvolo, che è un esperto e studia la materia da anni, ha relazionato sul tema della denatalità a livello territoriale. Su un fronte politico, è tra i sostenitori del laboratorio civico, fuori dai partiti ma sempre in un approccio dialogante. “Futura”, “Una Buona Idea” e "Idee e partecipazione", già lo scorso anno iniziarono un confronto sui temi, che ha portato a una larga intesa per le provinciali. Ruvolo è certo che “il sindaco Di Stefano e “Una Buona Idea” sono elementi catalizzatori forti sul territorio”. “E' una delle esperienze più interessanti che si riscontra in Sicilia”, aggiunge. E' evidente comunque che i civici vogliono muoversi in un perimetro che non sia di antitesi ai partiti. “Con i partiti che riconoscono la soggettività civica bisogna dialogare”, precisa l'ex sindaco nisseno. Alle provinciali, il gruppo del sindaco Di Stefano, “Futura” e formazioni come “Mazzarino lab” e “Area Civica”, si sono trovati tutti nelle stessa alleanza, insieme ai partiti progressisti, Pd, M5s e Iv. “L'esperienza civica ha il compito di coinvolgere i cittadini nella progettualità politica – sottolinea Ruvolo – in modo che si sentano parte di un percorso, anche nel momento elettorale. Gela insegna come si possa arrivare al successo con l'approccio civico. Caltanissetta, a sua volta, ha una forte tradizione civica. Poi, ci sono tante esperienze in questo territorio. Vanno raggruppate in un progetto inclusivo, sempre nel dialogo con i partiti”. Le provinciali hanno decretato la superiorità numerica del centrodestra, comunque diviso al proprio interno. “Sono state elezioni di secondo livello e non c'è stato il tempo necessario per costruire – continua Ruvolo – se avessimo avuto più tempo saremmo stati maggiormente presenti nel territorio, dialogando con le istituzioni. E' mancato il tempo per costruire una visione condivisa. E' stato comunque un buon inizio. Dobbiamo continuare a lavorare”. La rete civica dovrà avere “un'identità ancora più forte”. Quello territoriale, secondo l'ex sindaco di Caltanissetta, “può diventare un laboratorio interessante per tutta la Sicilia”. La disamina non si discosta dalla necessità di un interscambio costruttivo tra movimenti civici e partiti. “Il civismo non è contro i partiti – dice inoltre – è una forma di organizzazione politica che i partiti non hanno. La rappresentazione civica deve avere l'umiltà di ridefinirsi al di là della propria identità territoriale. Si deve andare oltre il localismo. Ci dovrà essere ancora l'umiltà di riconoscere la struttura dei partiti, che a loro volta devono avere la lungimiranza di comprendere che il civismo spesso è quel ponte tra i cittadini e la politica”. Lo schema delle provinciali, con l'alternativa tracciata da Di Stefano, sostenuto da progressisti e civici, pare essere la soluzione che più si può adattare. “Il centrosinistra? Credo abbia dimostrato maggiore sensibilità verso la forma civica – conclude Ruvolo – è una tradizione più radicata nell'area di centrosinistra. Però, il civismo deve superare queste logiche soprattutto quando la rappresentazione riguarda esperienze territoriali. La nostra provincia è disegnata come ultima in tutte le classifiche sulla qualità di vita però sappiamo che abbiamo una marea di risorse. Spesso, i giovani lasciano il territorio perché le stesse risorse, o anche meno, le trovano fuori in un contesto in cui esiste la libertà di esprimere le proprie capacità. Si trovano in contesti meritocratici veri. Dobbiamo fare un salto di qualità. Bisogna rendersi conto delle opportunità del territorio, facendole diventare progetto integrato. Dobbiamo dare un valore, attraverso i cittadini. Si può fare impresa, con i giovani, valorizzando i beni che esistono”. 

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