Gela. Verso la desertificazione del territorio. La provincia di Caltanissetta conta 271 mila abitanti, oltre 105 mila famiglie, il reddito medio pro capite sfiora i 7 mila euro, l’età media è di 41 anni: in Provincia di Caltanissetta negli ultimi 5 anni sono andati via oltre 3 mila residenti.
Siamo ultimi in tutto. Ancora una volta la provincia di Caltanissetta è il fanalino di coda nella speciale classifica del Sole 24 ore. Questa è la certificazione di un impoverimento del tessuto sociale ed economico di una realtà periferica che non riesce a rialzarsi anche per l’incapacità politica delle singole amministrazioni locali. Di fronte ad uno scenario apocalittico, non si può restare impassibili. Bisogna mettere sul tappeto una serie di proposte per fare ripartire l’economia attivando alleanze sociali con le forze sane della provincia per riaccendere i motori dello sviluppo. Partiranno i lavori della 640 Agrigento-Caltanissetta con gli oltre 600 milioni di euro, non sarà la panacea di tutti i mali ma occuperà centinaia di posti di lavoro nel comparto (senza dimenticare l’indotto che gira attorno alle grandi opere). Bisogna stringere il cerchio sulla Santo Stefano di Camastra-Gela, Siracusa-Gela, velocizzare il progetto per la riqualificazione del quartiere Santa Fara di San Cataldo con un intervento di circa 5 milioni di euro, l’intervento a Niscemi nella zona colpita dalla frana. Nella città del capoluogo, invece, nella primavera del 2012, inizieranno i lavori di riqualificazione del centro storico. In Sicilia è previsto un piano di circa 8 miliardi di euro per il settore delle costruzioni, 1,2 miliardi per le grandi opere, 5,4 miliardi per interventi infruttuosi così come ha sottolineato il segretario regionale Filca Cisl, Santino Barbera, durante i lavori del Consiglio regionale di giovedì scorso. Non occorre la bacchetta magica. Alle singole amministrazioni comunali, pertanto, la Filca Cisl Caltanissetta, chiede di fare una ricognizione puntuale delle opere già appaltate, prevedere tempi strettissimi per rimettere in moto l’economia. Quelli di impatto immediato riguardano la messa in sicurezza e manutenzione degli edifici, la riqualificazione dei centri storici o dei quartieri periferici integrando l’intervento pubblico con il finanziamento dei privati.
Senza dimenticare i progetti per la messa in sicurezza del territorio provinciale dichiarato ad alto rischio idrogeologico. Per la Sicilia sono stati giorni di lutto per il tragico bilancio di vite umane causato dal nubifragio nella provincia di Messina. Così, è bastato un evento meteo neanche tanto straordinario che la mancanza pressoché assoluta di misure strategiche di protezione e sicurezza, s’è tradotta in morte, distruzione, disperazione. Dobbiamo evitare queste tragedie.Niente più fondi a pioggia, né gara di velocità a chi clicca per primo il computer. Occorre una seria politica di prevenzione del nostro territorio provinciale con finanziamenti nazionali ed europei per i progetti meritevoli di attenzione. Il dramma di tantissime amministrazioni comunali è quello di ritrovarsi senza progetti esecutivi finanziabili al punto tale da non potere battere cassa. Succedeva in passato una sorta di “staffetta” tra le gare già appaltate o da aggiudicare, nel senso che finita un’opera ne iniziava subito un’altra. C’è un deficit strutturale della politica che non riesce a programmare. Essendo il comparto edile il volano per il rilancio dell’economia, è necessario riaprire i cordoni della spesa pubblica indirizzando i pochi fondi a disposizione in interventi necessari alla comunità evitando di indirizzare il danaro pubblico in opere che servono soltanto ad alimentare clientele senza che il progetto abbia una ricaduta sociale utile per l’intera comunità. Il momento è particolare. Bisogna concentrare gli impegni e gli interventi. La manovra così come è strutturata è iniqua e squilibrata a danno di lavoratori edili e pensionati, è recessiva e blocca l’economia edile. Lo sciopero di lunedì scorso, perciò, ha risaltato la protesta contro una manovra sulla quale non c’è stata discussione e che colpisce solo lavoratori dipendenti e pensionati. La manovra è rigorosa ma non equa, per questi motivi il segretario nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni, si è rivolto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha fatto della coesione sociale e dell’equità un richiamo costante. La manovra del governo Monti riporta prepotentemente in primo piano la questione, ormai annosa, dei costi della politica. Perché la politica deve nutrirsi di efficienza ma anche di moralità.
È per questo che, dalla primavera scorsa, la Cisl batte e ribatte sul tasto del costo dei politici e degli apparati politico-amministrativi. Chiedendo al governo regionale e all’Assemblea Regionale Siciliana di dare prova di consapevolezza che è giunta l’ora delle scelte. Per la Cisl è una questione di rinnovamento e strategia. Tant’è che lo scorso 22 settembre, in occasione della manifestazione regionale organizzata con la Uil (“Basta con la politica che costa e non decide), il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava ha chiesto il dimezzamento da subito degli attuali costi della politica e dei livelli amministrativi. Proposta ripresa nel documento che Cisl e Uil consegnarono quel giorno ai capigruppo dell’Ars e, nei giorni successivi, al governo della Regione. Sulla questione morale c’è tanto da discutere. Siamo ancora all’anno zero.