Gela. Il sindacato, e mi auguro tutto il sindacato, deve lavorare per un salto di qualità in termini di analisi e di proposta sui grandi temi: dal rapporto con la grande industria ai temi ambientali.
Questi ultimi, i temi ambientali, non possono prescindere dal rispetto della Procura della Repubblica che lavora per accertare la verità e la verità sui processi produttivi è un grande beneficio per i cittadini, per l’economia sana del territorio e per la stessa ENI che attraverso la sua presenza puo’ dimostrare di essere legata alla città a prescindere dall’andamento dei bilanci.
Chi spinge attraverso slogan privi di significato per il riavvio degli impianti per evitare che l’Eni possa ripensare alle scelte di investimento su Gela vive in un altro mondo, diverso, quasi opposto a chi invece (IL SINDACATO) deve essere mosso da un unico interesse e dovere: rappresentare i diritti dei lavoratori sapendo che si opera in un contesto complicato sul piano della tenuta ambientale ma consapevole che la Raffineria di Gela di oggi non è l’Anic di 40 anni fa, ma sapendo anche che sempre di grande industria si tratta.
Per questo o si è convinti che gli accordi sindacali firmati sono siglati tra il sindacato dei lavoratori ed i vertici dell’Eni e che tali accordi per essere rivisti hanno bisogno di motivazioni oggettive forti, oppure la confusione presente nei grandi temi “ambiente e sviluppo”, “ legalità e crescita economica”, sono, per alcuni, slogan e solo slogan, cosa diversa dalla pratica della rivendicazione dei diritti.
Oggi vi è un altro allarme che preoccupa il sindacato confederale e cioè il crollo della domanda di energia il cui consumo è paragonabile a quello di 20 anni fa a fronte di un più prodotto del 20%. Puo’ il Ministro dello Sviluppo Economico del Governo Letta, Flavio Zanonato, nel corso dell’assemblea annuale dell’unione petrolifera, annunciare il rischio di chiusura di 2 Raffinerie in Italia senza specificare su quali aree d’Italia ricadrebbe la scelta di chiusure entro il 2014?
Reputo questo modo di operare da parte di un rappresentante del Governo nazionale, poco opportuno oltre che avventuriero e penso che un Ministro della Repubblica non possa permettersi di lanciare queste analisi senza accompagnare a ciò le proposte. Questo metodo ovviamente deve essere applicato e vissuto con maturità ai gruppi dirigenti sindacali che per fare il salto di qualità, da me tanto auspicato, devono liberarsi da frasi fatte e spesso incomprensibili ai più e dire le cose come stanno sapendo che non si può far finta di niente e che bisogna prendere atto con coscienza delle scuse dell’Eni per lo sversamento di idrocarburi, per il danno d’immagine creato alla città, sapendo che anche l’Eni ha avuto un danno d’immagine ed economico e che tutto questo ha portato in queste settimane la stessa Raffineria ad interloquire in modo diverso con la città, probabilmente in modo più convinto e collaborativo sul piano degli interventi di bonifica e delle responsabilità sociali dalle quali nessun attore sociale può scappare. Tutto ciò che è accaduto non poteva che sfociare in una inchiesta giudiziaria per la quale TUTTI dobbiamo avere rispetto senza se e senza ma .
Anche per tale ragione dobbiamo accelerare i tempi di applicazione del protocollo d’intesa del 27 Luglio 2012 nel quale vi è un impegno concreto verso i controlli sanitari per i lavoratori dell’indotto e anche per la loro formazione alla luce del cambiamento che l’industria di raffinazione, non più petrolchimica, sta attraversando e vivendo tutto ciò in uno scenario già di per sè oppresso e difficile dal quale uscire in fretta attraverso proposte concrete che tengono in equilibrio l’amore per la vita dei cittadini di Gela con la legittima esigenza di lavoro.
Ignazio Giudice
Segretario generale Cgil Gela