Gela. Prepotente la presenza di chiazze oleose di idrocarburi in mare; a costituire fronte di allarme questa volta è la zona a ridosso del braccio di ponente del porto rifugio di Gela.
Le istanze sollevate dai cittadini lo scorso venerdì sono state accolte a partire da questa settimana dalla capitaneria di porto e dalla Castalia Ecolmar, società che ha stipulato nel 2003 un accordo quadro con Eni per la prevenzione e la lotta all’inquinamento marino.
Le imbarcazioni sono intervenute circondando l’area con panne galleggianti e assorbenti, mentre si è provveduto all’aspirazione del prodotto di superficie attraverso l’idrovore.
Diverse le ipotesi abbozzate sulle circostanze che avrebbero causato il fenomeno. La Castalia parrebbe escludere, per via di un gioco di correnti, un ritorno verso riva di idrocarburi provenienti dallo sversamento avvenuto il 4 Giugno; se così fosse non si spiegherebbe l’esistenza isolata della chiazza, circoscritta solo in quella zona.
Ad interessarsi alla vicenda, il presidente dell’Arciclub di Gela, il professore Nuccio Mulè che spiega: ” Sulla base di quanto personalmento ho visto e grazie al parere richiesto ad alcuni tecnici sono probabili due teorie. La prima è che la presenza del carburante riguarderebbe il relitto della New Rose, arenatasi nel 1991 dopo un fortunale e ancora presente a ridosso del molo di ponente. Si tratterebbe di un serbatoio sotterrato da cui, per l’infracidimento delle lamiere di ferro, fuoriuscirebbe a determinati intervalli la sostanza oleosa. Di conseguenza ciò dipenderebbe da una non completa bonifica fatta a suo tempo.
Oppure, secondo un’ ulteriore ipotesi, la perdita potrebbe derivare da una sealine, una tubazione per il trasporto di petrolio dalla terra alle navi petroliere al largo, attiva fino agli anni Sessanta ed esistente nei pressi del Club Vela .Dopo la dismissione della piccola raffineria (era definita come terminale marino), lo sversamento potrebbe verificarsi anch’esso a seguito di un’incompleta opera di bonifica.
Per capire quali delle due suddette tesi risulti veritiera, bisogna che si intervenga attraverso un’ indagine delle strutture sopravvissute e, una volta stabilita la causa, è necessario che si passi immediatamente attraverso il risanamento definitivo per evitare ulteriori danni all’ambiente“
foto di Nuccio Mulè