Gela. In Aula consiliare è stata la presenza delle associazioni ambientaliste la vera novità, tanto da concedere ai loro rappresentanti di prendere la parola ancora prima del sindaco Angelo Fasulo.
Una situazione equivoca spiegata dallo stesso presidente della commissione Ambiente, Giampiero Trizzino, prima della polemica mossa (e immediatamente ritirata) dall’onorevole Pino Federico che ha chiesto di interpellare gli ambientalisti Saverio Di Blasi (Aria nuova) e Emanuele Amato (Amici della terra), sottolineando la loro azione costante a tutela del territorio.
E’ stato imposto il dietrofront solo all’Ona (Organizzazione nazionale amianto) lasciando a bocca asciutta il suo rappresentante, Salvatore Granvillano. Tutto secondo un copione quasi definito ha invece permesso a Legambiente e Lipu di aprire riflessioni-denuncia importanti su nuovi inquietanti scenari.
La parola è stata concessa anche al neo comitato spontaneo “Bonifichiamoci” retto da Daniela Placenti e all’esponente del M5s, Giuseppe Lo Monaco, rappresentante del Cetri.
Secondo il rappresentante regionale di Legambiente, “Quello del 4 giugno scorso è solo uno dei tanti episodi inquinanti che caratterizzano l’attività della Raffineria. Credo che i metri cubi versati in mare – ha detto – siano stati di più”. “Vogliamo sapere se la Raffineria ha avuto una deroga a scaricare in una zona di foce – accusa Pietro Lorefice di Legambiente – Scarichi vietati palesemente da una norma”. Emilio Giudice, esponente della Lipu, accusa l’Eni di non avere eseguito bonifiche nel territorio violando le normative. “Nell’atto pratico le bonifiche non si stanno facendo – dice Giudice – abbiamo una discarica fosfogessi che invece di essere bonificata è stata interessata da una compensazione con un parco fotovoltaico che usufruisce d’incentivi. L’Eni in città si sdoppia e se nel mondo dice di essere sensibile all’ambiente da noi dimentica tutto”.
