Gela. “Una vera e propria puzza di uova marce che diventa insopportabile durante le giornate di forte scirocco, quando il centro cittadino si trova sotto vento rispetto alla fabbrica Eni e alle sue emissioni”.
Lo ha detto uno dei militari della capitaneria di porto che si sono occupati delle indagini scaturite dalle denunce presentate dai titolari dell’impianto Meic Services sulla statale 115, a pochi metri di distanza dallo stabilimento Eni di contrada Piana del Signore.
Il militare è stato sentito, in qualità di testimone, durante il dibattimento appena aperto a carico dell’ex amministratore delegato di raffineria Bernardo Casa e dei funzionari Alfredo Barbaro e Michele Viglianisi. I tre imputati, difesi dagli avvocati Piero Amara, Alessandra Geraci e Gualtiero Cataldo, sono accusati di lesioni e getto pericoloso di cose.
“Dopo le segnalazioni – ha spiegato l’inquirente sentito in aula – effettuammo accertamenti che, però, non ci fecero rilevare nulla di veramente anomalo. Le conseguenze subite da diversi cittadini sono la naturale risposta ad una serie d’inconvenienti tecnici che, più volte, abbiamo segnalato ai responsabili della raffineria. Bruciori e malesseri si sono prodotti in soggetti che si trovavano nella zona della fabbrica e non solo”.
Il pubblico ministero Silvia Benetti ha esposto le proprie domande facendo leva su fatti risalenti sia al dicembre di quattro anni fa che al giugno 2012, quando una segnalazione arrivò direttamente da un avvocato colto da malore all’interno del proprio studio professionale di corso Vittorio Emanuele. Le indicazioni rese dal militare della capitaneria di porto sono state messe in dubbio dalla difesa dei tre imputati che ha contestato i dati legati alle presunte emissioni in atmosfera prodotte dagli impianti della raffineria. Intanto, agli imputati, si è unita proprio la società raffineria di Gela spa, chiamata in causa come responsabile civile. Il legale di fiducia ha contestato la chiamata in causa dell’azienda da parte degli avvocati che rappresentano le presunte vittime dei malori prodotti dalle emissioni: sprovvisti, stando alla contestazione, di idonee procure speciali. Eccezione sulla quale il giudice Manuela Matta si è riservata di decidere.
Nel corso dell’udienza, è stato sentito Saverio Di Blasi, presidente dell’associazione Aria Nuova, che ha confermato il contenuto di molti esposti presentati a seguito di presunte emissioni sospette dalla fabbrica, con tanto di malori dei residenti.
“Le puzze avvertite da molti cittadini – ha ammesso – potrebbero essere legate al rilascio di sostanze come l’Acn, l’acrilonitrile, altamente pericoloso”. Alla prossima udienza, già fissata per il 13 gennaio, verranno sentite le presunte vittime delle emissioni. In giudizio, comunque, si sono costituiti come parti civili gli imprenditori Maurizio, Elio e David Melfa, due dipendenti del gruppo Meic Services e le associazioni Legambiente, Aria Nuova, Amici della Terra, oltre all’ente comunale a quello provinciale e all’Avvocatura dello stato. Sono rappresentati dagli avvocati Joseph Donegani, Giuseppe Romano, Giovanna Zappulla, Antonino Ficarra, Antonio Giardina, Antonella Barbera, Simone Giovannetti e Giuseppe La Spina.