Palermo. Non solo l’abolizione delle Province, ma anche un «reddito di solidarietà» pari a 1.000 euro ai «nuclei abitativi» che si avvicina molto al reddito di cittadinanza.
Temi che stanno a cuore ai 5 stelle e che il governatore, Rosario Crocetta, ha deciso di portare avanti con forza, nel segno di quel ‘modello Sicilia’ che piace a Beppe Grillo e che può fare da assist a Pier Luigi Bersani nella complicata partita della formazione del nuovo governo a Roma.
In Sicilia la maggioranza ha trovato l’intesa sull’abolizione delle nove Province regionali. Dopo un vertice a Palazzo d’Orleans con i capigruppo della sua maggioranza, il governatore, Rosario Crocetta, ha convocato la giunta per scrivere il disegno di legge che sopprime gli enti sostituendoli con liberi consorzi tra Comuni, come prevede lo statuto speciale.
Il testo è atteso la mattina del 5 marzo in commissione Affari istituzionali dell’Assemblea, convocata con all’ordine del giorno proprio la riforma degli enti.
A favore dell’abolizione si erano già espressi i deputati 5 stelle che avevano anche depositato un apposito disegno di legge in commissione. Una parte dei risparmi sarebbe utilizzata per finanziare il reddito minimo di cittadinanza, per una spesa di circa 130 milioni di euro, 12 milioni derivanti dal taglio del costo delle indennità per presidenti, assessori e consiglieri.
Crocetta ha spiegato che i dipendenti delle Province verrebbero assorbiti dai Comuni e dalla Regione e che sparirebbero gli Istituti autonomi case popolari. Il confronto adesso si sposta su altri tavoli.
Il 5 marzo i vari gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, hanno in programma di riunirsi per discutere della riforma. Se la maggioranza dovesse confermare all’Ars la linea emersa dal vertice col governatore, la strada allora sarebbe in discesa.
Mettendo in conto i voti favorevoli dei 5 stelle, i numeri in aula sono dalla parte del governatore. Ma bisogna comunque fare i conti con gli altri gruppi d’opposizione. Il Popolo della libertà infatti è contrario alla soppressione delle Province e vuole andare al voto a maggio, alla scadenza degli organi elettivi.
Il nodo a questo punto sta nei tempi. La riforma deve essere approvata entro fine marzo, comunque prima dell’inizio dei comizi elettorali (il 27 marzo).
Se non ci dovessero essere le condizioni, è probabile che si lavori a un testo per il rinvio delle elezioni e la nomina di commissari. Un punto sul quale, però i 5 stelle, nei giorni scorsi, hanno detto di non essere d’accordo. Vogliono l’immediata abolizione.
Il capogruppo del Partito democratico all’Ars, Baldo Gucciardi, ha parlato di «momento importante, perché si supera la vecchia concezione della pubblica amministrazione e si va verso una riforma per l’abbattimento di sprechi ed enti inutili».
Soddisfatto anche il segretario regionale dell’Unione di centro, Gianpiero D’Alia, «ora aspettiamo di vedere ed esaminare il testo che il governo sottoporrà ai gruppi parlamentari».