Gela. L’accostamento, al termine del tavolo ristretto con le istituzioni locali, il sindaco Lucio Greco, i sindacati e le organizzazioni datoriali, l’ha fatto davanti ai pochi consiglieri comunali rimasti ad attenderlo. “Gela come Taranto”, ha detto il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. L’esponente del governo Conte, che la provincia nissena la conosce bene per esserci nato e cresciuto, ha parlato, riferendosi alla città, di “disastri che hanno prodotto costi sociali enormi”. “Non possiamo più scambiare lavoro e salute”, ha rimarcato. Il presidente del consiglio comunale Salvatore Sammito, in rappresentanza dell’intera assise civica, gli ha consegnato un documento, redatto appunto da tutti i consiglieri. Si tratta di un elenco di richieste inoltrate al governo. Sammito ha fatto riferimento allo sblocco di tutti i progetti “in capo alla Regione” (dal porto alla circonvallazione e fino al Museo del Mare), al completamento delle arterie principali di collegamento, alle dighe, ma soprattutto alle bonifiche e al punto nevralgico, ovvero una legge speciale per Gela. Un provvedimento ad hoc che riguardi il territorio, come altre zone a rischio d’Italia, l’ha chiesto, nel corso del tavolo riservato, anche il segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice. Pare che nel corso del confronto a porte chiuse, il ministro abbia spiegato che quella sulla base gas di Eni, adesso di competenza del Ministero dei beni culturali, non sarà una semplice presa d’atto. Quindi, potrebbe volerci qualche mese in più.
Bonifiche e legge speciale sono due asset rivendicativi, che l’intero consiglio comunale sostiene. Provennzano, citando Enrico Mattei, ha detto “mi dispiace di non essere venuto prima”. “Ci rivedremo”, ha ribadito prima di lasciare l’aula consiliare. Qualche parola a mezza voce l’ha scambiata con il senatore Pietro Lorefice, che qualche giorno fa si è portato a casa le firme sulla proroga Via per la base gas di Eni e sul protocollo Ministero-Eni che punta alla decarboniozazione del sito industriale locale. Per Provenzano, inoltre, è necessario sbloccare prima possibile le Zone economiche speciali e “diversificare”. Anche le Zes sono uno strumento che, in teoria, dovrebbe rafforzare un tessuto produttivo locale che per ora parla solo la lingua di Eni e poco altro. La citazione di Mattei era piuttosto prevedibile, almeno in un contesto che attende vere risposte, adesso però servono gli investimenti.