Gela. È arrivato al trecentesimo giorno della sua personale protesta. Prima, in un camper nel parcheggio di palazzo di giustizia, poi fuori da quel contesto ma senza mai recedere. L’imprenditore Emilio Missuto, che iniziò lo sciopero della fame lo scorso anno, sostenendosi solo con integratori, ha perso circa quaranta chili. È debilitato e stanco ma intende andare avanti. Da anni, cerca di avere riscontri giudiziari rispetto al procedimento avviato per via di mancati pagamenti da un’amministrazione comunale sarda. Da allora, le vicissitudini per la sua azienda si sono susseguite, fino a mettere in discussione i beni della famiglia. Durante la sua protesta, ha più volte chiesto un incontro con le istituzioni locali, con la magistratura e ancora con il presidente della Repubblica Mattarella e con il ministro della giustizia Nordio.
È certo di essere vittima di gravi ingiustizie e dell’opera della criminalità. Il sito produttivo locale è stato danneggiato diverse volte e Missuto, insieme ai familiari, ha sempre denunciato. Ora, però, vorrebbe risposte concrete mentre lo sciopero della fame sta fiaccando la sua resistenza senza però piegarlo.