Progetto Agroverde, flop Radiomarelli? “In Svizzera non ci fanno credito”

 
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Gela.
“Avevo già la sensazione che questa società non ci avrebbe condotto ai risultati sperati. Ricordo ancora una riunione organizzata insieme ai manager del gruppo Radiomarelli e quella camicia senza un bottone indossata da uno di loro”.

E’ stato chiaro il consigliere di Scelta Civica Salvatore Gallo durante il suo intervento in aula nel corso della seduta monotematica sul caso del progetto fotovoltaico Agroverde. Più volte, infatti, è riecheggiato il nominativo del presidente di Radiomarelli Sa: quel Saverio Ciampi che, adesso, dovrà attendere le azioni giudiziarie già preannunciate nei suoi confronti dai legali della cooperativa Agorverde.
Lo ha confermato proprio il responsabile della coop Stefano Italiano. “Abbiamo dato mandato ai nostri legali – ha detto davanti ai consiglieri – vogliamo capire se ci sono tutti gli estremi per agire in sede penale”.
Allo stato attuale, solo un punto appare più che fermo: l’imprenditore italo-svizzero Saverio Ciampi saluta la compagnia. Diventato proprietario del marchio Radiomarelli oramai quattro anni fa, si muove lungo i tanti confini d’Europa alla ricerca di buone occasioni. Non più produzione di prodotti d’elettronica ma business a trecentosessanta gradi.
La scorsa estate, a qualche settimana dalla posa della prima pietra sui terreni delle contrade Tenuta Bruca, Cappellania e Sant’Antonio, fece la sua comparsa tra i tavoli organizzati per assicurare un futuro allo stabilimento ex Fiat di Termini Imerese.
“Crocetta ci ha chiesto di trovare degli investitori per Termini Imerese – ha detto qualche mese fa – noi ci siamo rivolti a cinque aziende nostre partner di antica data ed hanno accettato tutte”.
Ma Ciampi, già ai vertici dell’ex Condri Commerce di Lugano che ha rilevato il marchio dell’epopea italiana dell’elettronica, sembra apprezzare proprio la rapidità italiana, soprattutto isolana.
“Una prontezza e una sensibilità all’innovazione che non abbiamo trovato, ad esempio, in Svizzera e in Ticino – ha spesso dichiarato – quì nessuna banca è stata disposta a farci credito”. Niente credito nella terra madre, quindi, ma porte aperte in città. Una delle tante incongruenze di una vicenda ancora priva del finale.
A questo punto, il brand Radiomarelli Sa si sposta verso altri lidi insieme al gruppo imprenditoriale che lo supporta. Lo scorso settembre, assistito da un importante studio legale milanese, è stato ufficializzato l’acquisto di oltre quattordici milioni di euro d’azioni dal gruppo Prime Acquisition Corp per progetti legati alle energie rinnovabili in Romania. Peccato, però, che lo stesso presidente di Agroverde Stefano Italiano, proprio durante il suo intervento in aula nel corso della seduta monotematica, ha smorzato i facili entusiasmi.
“Abbiamo scoperto – è intervenuto – che il gruppo Radiomarelli ha già contratto diverse pendenze giudiziarie in Romania”. A questo punto, sembra proprio sfumare il prestigioso passato di un marchio entrato nell’immaginario collettivo dell’Italia del boom economico: quando l’acquisto di uno dei prodotti targati Radiomarelli, come recitava una locandina pubblicitaria dell’epoca, “toccava il cuore”.
Forse, come ha avuto modo di ribadire il consigliere Terenziano Di Stefano, proponente della seduta monotematica sul caso Agroverde, in città è giunta solo la “fu Radiomarelli” di Manno, Canton Ticino.

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