Progettavano l’uccisione del capo della Mobile, Giudice: solo una intimidazione

 
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Gela. Il clan Alferi di Gela, sgominato dalla polizia con l’arresto di 28 persone tra boss e gregari, avrebbe progettato anche l’uccisione del capo della squadra mobile di Caltanissetta, Giovanni Giudice.

Lo ha svelato il collaboratore di giustizia Emanuele Cascino, figlioccio del boss, che per dimostrare la sua fedeltà si era fatto tatuare il volto del bosso sulle spalle. L’ordine di assassinare Giudice sarebbe venuto proprio da Giuseppe Alferi, soprannominato «U Ierru».

Nell’autunno 2006 Cascino e altri due affiliati al clan si sono presentati alla porta dell’abitazione di Gela del funzionario di polizia, nel quartiere Caposoprano, nascondendo un fucile con il quale avrebbero dovuto compiere il delitto. Per indurre il poliziotto a uscire, i tre citofonarono dicendo che intendevano lagnarsi per la durezza con cui sarebbero stati trattati dalla polizia durante i controlli di routine. L’atteggiamento fermo e deciso del funzionario, che si è affacciato al balcone rimproverandoli, li avrebbe disorientati, inducendoli a desistere. Il funzionario ha minimizzato. “Era una intimidazione alla quale non ho dato peso, fa parte del nostro lavoro”.  

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