Gela. La procura si è opposta alla richiesta di una misura alternativa alla detenzione in carcere richiesta dalla difesa di Kevin Canotto. Il giovane è accusato di tentato omicidio e ne risponde in dibattimento. Lo scorso anno fece fuoco, con una pistola, contro l’abitazione della famiglia dell’ex fidanzata, ferendo due cani di grossa taglia e rischiando di colpire un’altra ragazza, presente in quei momenti. Venne arrestato dai carabinieri. In settimana, davanti al collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Miriam D’Amore, la difesa dell’imputato ha avanzato istanza di sostituzione della misura, con gli arresti domiciliari anche eventualmente monitorato attraverso il braccialetto elettronico. A chiederlo è stato il legale di Canotto, l’avvocato Davide Limoncello. Il pm Lucia Musti, invece, si è opposta dando parere nettamente negativo. Per il magistrato, procuratore facente funzioni, non ci sono i presupposti. L’azione di Canotto viene considerata assai grave e inoltre le condizioni della detenzione, nella struttura emiliana di Ferrara dove è ristretto, vengono giudicate idonee. La difesa invece ha sottolineato la sussistenza di uno stato di salute non buono e la possibilità che la misura attualmente applicata possa essere garantita anche con i domiciliari. Il legale ha spiegato che c’è stata l’ammissione di aver sbagliato e non ci sarebbe più alcun interesse verso l’ex fidanzata. A dire no alla sostituzione della misura anche uno dei legali di parte civile. L’avvocato Giuseppe Cascino, che assiste l’ex fidanzata e la sua famiglia, ha indicato che sarebbe troppo rischioso concedere una misura diversa dalla detenzione in carcere. Peraltro, come ha sottolineato, l’arma con la quale sparò non è mai stata ritrovata e non si può escludere che l’imputato possa averla ancora. In aula, invece, nel corso dell’istruttoria, è stata sentita un’altra familiare dell’ex fidanzata. La testimone ha ricordato l’aggressione subita dal suo fidanzato che venne picchiato da Canotto che voleva riallacciare i rapporti con la ex. Anche in questo caso, la giovane sentita ha escluso provocazioni che potessero determinare la reazione.
Nel corso dell’udienza, è stata ascoltata la madre dell’imputato che ha parlato di un rapporto tra il figlio e l’ex fidanzata costellato da alti e bassi. La donna però ha riferito solo di sensazioni legate ai fatti finiti al centro del giudizio. Ha confermato di non aver mai assistito personalmente neanche a presunte aggressioni a danno del figlio. Nel giudizio sono stati ammessi come parti civili inoltre il Partito animalista italiano e l’Associazione nazionale per la tutela degli animali, con gli avvocati Roberta Pagano, Giovanna Li Causi e Giusy Cauchi.