Procedure violate ma non erano rifiuti pericolosi, un tecnico pagherà tredicimila euro

 
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Gela. Entro il prossimo febbraio dovrà pagare tredicimila euro.

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Lo sversamento. A tanto ammonta l’oblazione proposta dalla difesa di Andrea Poppite, già responsabile della sicurezza della società Nico, che nel giugno di quattro anni fa effettuò le operazioni immediatamente successive ad un vasto sversamento di idrocarburi, finiti nel fiume Gela e poi in mare, nell’area antistante la fabbrica Eni di contrada Piana del Signore.
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Uno sversamento causato da un guasto all’impianto Topping 1 di raffineria. Il giudice Tiziana Landoni ha accolto la richiesta di oblazione, purché il pagamento venga completato entro il prossimo febbraio. La richiesta è arrivata dal difensore dell’imputato, l’avvocato Carmen Toro. Poppite è accusato di aver violato le norme in materia, diversi sacchi, con resti di idrocarburi, sarebbero stati stoccati in spiaggia e non nelle aree previste.
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Per i pm della procura, però, quei rifiuti non erano pericolosi, come inizialmente indicato nei capi d’imputazione. Il giudice, in ogni caso, ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune, della Regione, del Ministero dell’ambiente e delle associazioni ambientaliste Aria Nuova e Amici della Terra, come chiesto anche dal pm Tiziana Di Pietro. Tutte le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Joseph Donegani, Patrizia Comandatore e Giuseppe Laspina.

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