Gela. Una mancata notifica ha fatto slittare al prossimo giugno l’avvio dell’udienza preliminare che coinvolge tredici imputati. Sono tutti accusati di aver avuto un ruolo nella presunta gestione illecita di alcune strutture per migranti (anche minorenni), negli scorsi anni avviate in città, anche su procedure bandite dalla prefettura di Caltanissetta. Fulcro del presunto sistema sarebbe stato, almeno secondo le accuse dei pm della procura, l’imprenditore sessantaquattrenne Pietro Biondi, che con la cooperativa “Progetto Vita”, in passato ha gestito importanti appalti, anche per conto del Comune. Nelle strutture per migranti, sorte pure in altri centri del comprensorio, in base a quanto emerso dall’inchiesta “Balla coi lupi”, ci sarebbero state costanti irregolarità e violazioni continue, a danno anzitutto dei migranti ospiti. L’attenzione dei pm della procura e dei poliziotti del commissariato si concentrò anzitutto sull’ex Villa Daniela, a Manfria, che per alcuni anni fu convertita in centro per migranti richiedenti protezione internazionale. I servizi garantiti dalle cooperative che si erano associate sarebbero stati minimi. Vestiario inadatto, cibo spesso avariato o scaduto e migranti costretti a vivere in situazione di costante emergenza. Ci furono proteste da parte degli ospiti e proprio da una di queste manifestazioni spontanee partirono gli accertamenti degli investigatori. Oltre che nei confronti di Biondi, le contestazioni vengono mosse a Giuseppe Palumbo, Francesca Politi, Gemma Iapichello, Gaetana Franco, Katarzyna Chylewska, Rosetta Cialdino, Rosaria Bilardi, Carmela D’Angeli, Giuseppe Biancheri, Vincenzo Castelletti, Anna Maria Vizzini e Salvatore Scilleri. Secondo gli investigatori, Biondi in città avrebbe delegato la gestione delle strutture ad operatori locali, che avrebbero però risposto sempre alle sue direttive. Oltre al filone gelese dell’indagine, ne scattò un altro, coordinato dai pm di Catania, che è sfociato nell’indagine “Blonds”. Dall’inchiesta, sono emersi aspetti che toccano i dipendenti delle strutture, secondo gli inquirenti vessati e costretti a subire condizioni lavorative, in violazione dei contratti e della disciplina in materia. Ci sarebbero stati rapporti in nero e anche presunte truffe sulle indennità di disoccupazione. Chi non si fosse conformato, avrebbe rischiato di perdere il lavoro. Sono stati ricostruiti possibili atti di violenza patiti dai lavoratori. Alcuni di questi hanno già preannunciato l’intenzione di costituirsi parti civili nel procedimento (sono rappresentati dagli avvocati Rosario Prudenti e Francesca Granvillano).
Gli inquirenti sono certi che la gestione illecita delle comunità e dei centri per migranti sarebbe stata finalizzata solo a ridurre il più possibile le spese, così da incassare somme maggiori, concentrate in favore dei principali coinvolti. Davanti al gup Marica Marino, gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Maria Licata, Rocco Guarnaccia, Attilio Floresta, Angelo Fasulo, Simone Morgana, Carmelo Tuccio, Liborio Sciagura, Carmelo Peluso e Salvatore Liotta.