Gela. Il dibattimento era già stato aperto ma oggi le difese dell’ex vicesindaco Simone Siciliano, degli imprenditori Angelo Mendola e Manuele Mendola e dell’ex consigliere comunale Antonio Torrenti, hanno avanzato diverse eccezioni sulle intercettazioni, alla base dell’inchiesta che fa riferimento a presunte ipotesi corruttive. Per gli imprenditori mancherebbero i decreti autorizzativi mentre Siciliano sarebbe stato intercettato per buona parte del 2017 ma senza che fosse stato iscritto nel registro degli indagati. Possibili vuoti che i difensori hanno indicato e il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni) si è riservato di decidere. Secondo la procura, ci sarebbero stati episodi corruttivi legati all’acquisizione di quote societarie della “Ssd Città di Gela arl”, che disputò il campionato di calcio di serie D. Circa centosessantamila euro sarebbero stati un presunto lasciapassare che i Mendola avrebbero versato, arrivando a controllare la società calcistica ma con la garanzia però di ottenere appalti, pubblici e privati, attraverso il ruolo del vicesindaco Siciliano e del consigliere Torrenti. Una linea che le difese hanno sempre contestato, già in udienza preliminare. Hanno riferito che l’azienda dei due imprenditori non ottenne mai lavori dall’ente comunale.
Nel corso dell’udienza sono stati acquisiti i verbali delle dichiarazioni rese dal titolare di una ditta impegnata nel settore dell’illuminazione pubblica. Nel procedimento è parte civile il Comune, con il legale Sandra Amarù. La giunta ha autorizzato la costituzione per un danno che sarebbe stato arrecato all’ente. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Antonio Gagliano, Carlo Taormina, Valentino Granvillano e Fabio Fargetta.