Pressioni per chiudere l’attività, esercenti in aula: “Con Cassarà mai avuto problemi”

 
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Gela. A testimoniare in aula, davanti al collegio penale del tribunale (presieduto dal giudice Miriam D’Amore e a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola), sono stati tre esercenti di frutta e verdura, tra quelli citati dalla difesa di Emanuele Cassarà, a sua volta titolare di un punto vendita. E’ accusato di aver fatto pressioni su un altro operatore, Saverio Scilio, per imporgli la chiusura della rivendita che aveva avviato in centro storico. Cassarà, difeso dal legale Flavio Sinatra, ha lasciato il carcere ed è ai domiciliari. Questa mattina, era in aula. Gli esercenti sentiti hanno tutti riferito di non aver mai avuto problemi con l’imputato né eventuali dissidi lavorativi. “Ci vedevamo nei mercati all’ingrosso”, hanno detto. Sono stati citati titolari di attività che si trovano a poca distanza da quella di Cassarà, che invece secondo la Dda di Caltanissetta avrebbe imposto la chiusura a Scilio per eliminare la possibile concorrenza nella stessa zona. L’esercente che chiuse è parte civile nel procedimento. Ha sempre confermato la sua versione dei fatti. Nel corso dell’esame testimoniale, uno degli esercenti ha però riferito di aver avuto rapporti tesi proprio con Scilio, quando aprì la rivendita in centro storico. “Non solo per i prezzi – ha detto il testimone – ma anche perché mi offendeva e io cercavo di non considerarlo”. Un agente della municipale, invece, ha ricordato un controllo all’attività di Scilio e la tensione che si venne a generare, con insulti a danno dello stesso vigile urbano.

Uno dei fratelli di Scilio, testimone in aula, ha raccontato che con l’apertura in centro storico “ammazzava i prezzi” applicando quelli più bassi a discapito di altre botteghe assai vicine. Ha anche riferito di non avere rapporti con il fratello, ormai da alcuni anni. In base alle contestazioni, Cassarà avrebbe preteso la chiusura dell’attività di Scilio, anche attraverso l’intercessione di Marco Ferrigno e Massimo Terlati, a processo ma con rito alternativo. Sono difesi dal legale Cristina Alfieri.

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