Gela. L’allarme sociale lanciato da Kimberly, la bimba di nove anni che con una lettera a scuola ha chiesto alle istituzioni di aiutare i suoi genitori, investe molte famiglie gelesi.
“Un fenomeno in netto aumento – accusa don Luigi Petralia, parroco della chiesa Santa Lucia – che merita di essere affrontato con urgenza. Kimberly e la sua famiglia frequentano la nostra comunità dove, in poco tempo, si sono quadruplicati i casi di povertà”.
La parrocchia dell’ormai ex quartiere Scavone cerca di sopperire come può alle richieste di disperazione provenienti dalle persone costrette a vivere in uno stato di degrado inaccettabile.
Le stesse che spesso si rivolgono ai titolari d’imprese e commercianti, proponendo a prezzi di realizzo ciò che gli rimane pur di sfamare i loro figli. Un coro di allarme sommerso per molti e raccolto in silenzio da pochi, con l’amministrazione comunale sempre più assente per i continui tagli alle somme destinate al terzo settore.
“Nel rione Santa Lucia il fenomeno della povertà è in aumento – precisa don Petralia – era già allarmante e molte persone non hanno lavoro. Con la crisi degli ultimi mesi si è aggravato. Si parla di sopravvivenza, la gente va a letto senza mangiare. Molti bambini non hanno nemmeno il latte la mattina e non possono condividere a scuola un panino con i loro coetanei. Ormai dobbiamo parlare di dramma sociale. Non riesco da solo a dare risposte concrete e aiutare tutti”.
Da alcuni mesi, all’ingresso della parrocchia Santa Lucia, è stato allestito un tavolo dove la gente che frequenta la chiesa consegna alimenti di prima necessità. Lo hanno ribattezzato “Il tavolo della solidarietà fraterna” e quasi, sostituisce le offerte in denaro.
“La gente collabora ma non basta a rispondere alle necessità dei poveri del rione – prosegue don Luigi Petralia – Spesso evitiamo di pagare le nostre utenze telefoniche per garantire a alcune famiglie povere il servizio di acqua, luce o gas. I soldi non bastano – precisa – abbiamo anche eliminato ogni sfarzo nelle feste religiose. A dicembre, per Santa Lucia, abbiamo fatto a meno delle illuminazioni e della banda musicale. Il prossimo anno non ci saranno nemmeno i fuochi d’artificio. Spero che anche le altre parrocchie seguano questo esempio per destinare le somme risparmiate direttamente alle esigenze degli indigenti e delle persone ammalate che non hanno i soldi nemmeno per i trasferimenti verso altri centri ospedalieri”.