Gela. Sono accusati di istigazione a delinquere, perché postarono commenti sul social Facebook a sostegno dell’azione messa a segno da Paolo Quinto Di Giacomo. Fece fuoco contro due licatesi, nell’area di servizio “Gb oil”. I feriti in precedenza avevano rivolto pesanti apprezzamenti a due donne, una delle quali sorella di Di Giacomo. È già stato condannato in primo grado ad otto anni di detenzione ed ha proposto appello. Per tre utenti del social, invece, è partita l’udienza preliminare. Si tratta di un calabrese, di un veneto e di un campano. Due di loro hanno scelto il giudizio abbreviato. L’altro imputato invece non ha optato per riti alternativi e nei suoi confronti è stata confermata la richiesta di rinvio a giudizio, formalizzata dai pm della procura. Nei commenti dei tre, si leggeva, tra le altre cose, “io arrivo e lo sparo. Semplice. Se non mi tutela la legge mi tutelo da solo” oppure “tocchi mia sorella e vuoi ancora avere ragione? La prossima volta se ricapita spara all’altezza dei bronchi” e ancora “ci dovevano essere pure gli altri così non vanno a rompere i c…”. Tutte espressioni che secondo i pm della procura erano volte a giustificare il duplice tentato omicidio, che dagli inquirenti fu subito considerato come un fatto molto grave.
Furono i carabinieri a risalire all’identità dei tre imputati, difesi dai legali Vittorio Giardino e Giuseppe Marletta). Pare che molti altri webnauti, iscritti a Facebook, commentarono postando frasi a sostegno di chi sparò, ma non tutti sono stati individuati.