Gela. L’ex concessionaria d’auto Fiat gestita dalla famiglia Vella presa di mira dai clan locali per ottenere il denaro della messa a posto.
“Collaboratori attendibili”. Il collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore ha condannato a sei anni e nove mesi di reclusione il quarantatreenne Giuseppe Billizzi. L’imputato, fratello dell’ex reggente di cosa nostra locale Carmelo passato a collaborare con la giustizia, si sarebbe recato più volte nei locali di via Venezia dell’ex rivendita Fiat a chiedere soldi per conto dei clan. “Abbiamo riscontri molto attendibili – ha spiegato in aula il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta – e, soprattutto, i collaboratori Gianluca Gammino e Francesco Vella hanno confermato il ruolo di Billizzi che si sarebbe messo a disposizione per ritirare i soldi destinati al clan”. Il tramite nel passaggio di denaro sarebbe stato l’ex dipendente della concessionaria Giuseppe Costa. “Lo stesso Costa – ha ribadito il pm – più volte ha confermato che a ritirare i soldi delle estorsioni era anche Giuseppe Billizzi”.
“Accuse assurde”. Le accuse, fin dal primo momento, invece, sono state contestate dal legale di fiducia dell’imputato, l’avvocato Gloria Iannizzotto. “Gli unici rapporti di Billizzi con la concessionaria Vella – ha precisato nelle sue conclusioni – riguardavano l’acquisto di un’automobile. Il mio assistito ha pagato tutte le rate regolarmente e senza mai imporre o chiedere agevolazioni. Sarebbe questa la condotta di un affiliato ai clan? La ricostruzione fornita dall’accusa è assurda”. Al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero ha chiesto la condanna di Billizzi a sette anni di reclusione. Il collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Ersilia Guzzetta e Silvia Passanisi, ha deciso, alla fine, di condannarlo a sei anni e nove mesi di reclusione.
