Gela. Sciopero di otto ore dei lavoratori metalmeccanici di Gela. Circa 200-300 manifestanti hanno bloccato l’attività dell’indotto, al petrolchimico dell’Eni.
I sindacati Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil chiedono alla direzione della Raffineria il rispetto totale degli accordi sottoscritti, la scorsa estate, presso la prefettura di Caltanissetta, che prevedono, tra i vari punti, la spesa graduale degli investimenti annunciati (500 milioni di euro in 3 anni) per interventi di migliorie al ciclo produttivo e la compilazione di una lista di disponibilità, secondo regole di equità e trasparenza.
Si tratta di un elenco di operai dell’indotto in cassa integrazione, mobilità, con contratti di solidarietà o temporaneamente inattivi, al quale le nuove imprese appaltatrici (vincitrici di commesse di lavoro) dovrebbero attingere per impedire discriminazioni, favoritismi e clientele politiche.
Intoppi burocratici e ritardi hanno rallentato i programmi dell’Eni, tra cui la ricostruzione della diga foranea del porto isola, distrutta da due mareggiate. Così sono andate in crisi le imprese ed è andata in crisi l’offerta di lavoro. Nere le prospettive perchè nei progetti della raffineria sono previsti tagli graduali per un migliaio di posti: 400 nel diretto (da 1.200 a 800 dipendenti) e 600 nell’indotto (da 1300 a 700).
Fa sperare l’annunciato arrivo di nuovi insediamenti produttivi come quello della Pirelli e della Ascot di Gela che si aggiungeranno alla già presente Indek (gruppo Mapei). La Indek sta per avviare un impianto sperimentale per la lavorazione delle polveri raccolte dai filtri della combustione del pet-coke, da destinare come additivi alla produzione di asfalti e bitumi. Previsto, a pieno regime, l’impiego di trenta persone.