Gela. Era stato condannato in primo grado, ad un anno e quattro mesi di reclusione. Secondo le accuse, un trentenne, sottoposto a sorveglianza speciale e non in possesso di patente, avrebbe modificato una bici elettrica, utilizzata per gli spostamenti, violando gli obblighi. Venne fermato durante controlli in città e fu segnalato, perché la misura alla quale era sottoposto non gli consentiva di disporre di patente, necessaria invece secondo l’accusa per mettersi in sella a quel tipo di bici elettrica modificata. La difesa, sostenuta dall’avvocato Carmelo Tuccio, ha però impugnato in appello la condanna. I giudici nisseni di secondo grado hanno ribaltato la pronuncia dei magistrati gelesi, assolvendo l’imputato.
Il legale è riuscito a dimostrare che in realtà la bici in sella alla quale si muoveva l’imputato rientrava nella tipologia dei mezzi a pedalata assistita, che non richiedono l’obbligo di una patente, anche perché prive di un acceleratore, a differenza di altri modelli. Ha inoltre escluso che il mezzo fosse stato modificato. Particolari che hanno indotto la Corte d’appello ad emettere una sentenza di assoluzione.