Gela. Il decreto legge, su iniziativa dei dem all’Ars, è già stato votato. Per sancire l’avvio vero e proprio di un sistema che favorisca il ciclo delle acque reflue, in Sicilia, è però necessario il decreto attuativo. A Palermo, tutto tace e il parlamentare Ars Giuseppe Arancio, nel corso della seduta d’aula, si è rivolto direttamente al presidente dell’Assemblea regionale, Gianfranco Miccichè. Ha chiesto riscontri sull’iter in atto. “Il decreto attuativo andava rilasciato entro novanta giorni”, ha spiegato Arancio. In assenza del governo regionale, non presente in aula, Miccichè se n’è fatto carico. “Comunicherò all’assessore e darò una risposta all’aula, nel corso della prossima seduta”, ha precisato. Quella delle acque reflue, anzitutto in agricoltura, potrebbe essere un’opzione importante in un territorio locale, letteralmente flagellato dalle carenze idriche. Come ha ricordato Arancio, una delle poche dighe ancora fruibili, il bacino Disueri, è ai minimi a causa di interventi strutturali attesi da anni ma mai concretizzati. “Piuttosto che assistere periodicamente allo sversamento in mare delle acque delle dighe – ha detto Arancio – potremmo dare nuova linfa al comparto agricolo e agli operatori di Gela e Niscemi, che da anni patiscono l’assenza di acqua”. Il governo regionale, però, dovrà battere un colpo oppure anche per le acque reflue ci sarà ben poco da fare.
A livello locale, proprio i dem hanno fatto partire un progetto per l’uso di questa fonte in agricoltura. Arancio ha lavorato insieme al geologo Giuseppe Fava, che ha svolto un approfondimento tecnico sui sistemi alternativi all’acqua delle dighe. Tanti agricoltori sono in attesa di capire se potranno sperare in risorse idriche, che consentano di portare avanti attività economiche, che altrimenti rischiano una debacle molto pesante.