Gela. Nella crisi interna del Pd locale, il suo nome è stato più volte richiamato. L’ex segretario Guido Siragusa, in modo esplicito, ha indicato proprio nella strategia politica dell’attuale componente della direzione nazionale dem, Peppe Di Cristina, uno degli elementi di destabilizzazione del gruppo cittadino. In queste settimane, lo stesso Di Cristina ha preferito non intervenire nel dibattito in atto, concentrandosi sulle proposte per il partito nazionale. Ad inizio settembre, parteciperà all’iniziativa organizzata nel corso della festa nazionale dell’Unità, riproponendo un documento su quella che definisce “questione meridionale” che parte anzitutto dai ritardi infrastrutturali e dai tagli che il governo ha deciso sui fondi del Pnrr. “Il commissario Arancio è una figura che gode di stima assoluta a livello regionale – dice – a favore della mia area politica? Non mi pare che nel Pd ci siano aree politiche. Il Pd è un unico partito e centrale. Arancio è stato proposto dal segretario regionale Anthony Barbagallo e da quello provinciale Renzo Bufalino, entrambi a sostegno del segretario Schlein. Addirittura, Barabagallo è considerato uno degli uomini di punta della Schlein in Sicilia. Io, come sano tutti, non ho votato per la Schlein. Quindi, non capisco di cosa stiamo parlando”. Di Cristina conferma quelli che per lui dovrebbero essere i pilastri del rilancio dem, anzitutto in città. “Dobbiamo concentrarci sull’arroganza delle destre che stanno danneggiando la nostra città – continua – la priorità va al programma da condividere con le forze politiche e civiche che sono alternative al governo Meloni e a quello Schifani. Per il resto, non ci sono preclusioni. Possiamo anche stilare un documento e andare avanti. Non mi piacciono i veti e non mi piace chi li impone in casa di altri”. L’esponente della direzione nazionale non considera affatto il Pd come un partito in cerca di sé stesso. “Facciamo lavorare il commissario – continua – da quello che so, ci sono interlocuzioni in corso. Il dialogo con il Movimento cinquestelle è a buon punto. Il Pd, alle regionali dello scorso anno, in provincia, come voti di lista, ne ha ottenuti duemila in più rispetto alla precedente competizione. Io ho avuto quattromila voti di preferenza. Abbiamo incrementato nel confronto con tante altre province, dove però c’erano più seggi a disposizione”. Nessun anno zero per il Pd, quindi, almeno in base alla disamina dell’ex segretario provinciale, dimessosi subito dopo la corsa per le regionali.
“Non possiamo rinunciare ai temi, alla questione morale – dice ancora – su questi dobbiamo convergere con chi ha una visione comune alla nostra. La questione morale dovrebbe essere circostanziata? L’abbiamo fatto in tutte le sedi deputate. Non ho alcuna intenzione di vivere dinamiche di scontro interne al partito. Non ho mai litigato con nessun componente del Pd. Siragusa? Non è per nulla un problema all’interno del nostro partito. Onestamente, ancora oggi, non capisco perché si sia venuta a creare questa situazione. Non so dire come mai non si sia raggiunta l’amalgama necessaria”. Di Cristina non rinuncia alla centralità del Pd in una coalizione più ampia. “Non abbiamo mai imposto candidati a prescindere ma al contempo non accettiamo che ci vengano imposti – conclude – il confronto si fa sul programma e sui temi. Sul candidato a sindaco ci confronteremo con tutte le forze alleate e verrà presa la decisione migliore nell’ottica del programma. Non dimentichiamo i tagli imposti dal centrodestra al nostro territorio e non dimentichiamo che questa destra non vuole il salario minimo e non riconosce i bisogni di chi è più in difficoltà”. Di Cristina, come molti altri dirigenti locali del partito, attende il primo appuntamento ufficiale, con l’assemblea preannunciata da Arancio: tutto sembra salvo che rinunciatario rispetto al ruolo del Pd locale e anche al suo negli schemi cittadini e territoriali.