Caltanissetta. I militari del Comando provinciale dei Carabinieri di Caltanissetta hanno eseguito alle prime luci dell’alba delle ordinanze restrittive della libertà personale emesse dal Gip del Tribunale di Caltanissetta e dal Gip del Tribunale per i Minorenni.
Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Caltanissetta, a carico delle seguenti persone, responsabili, a vario titolo, della commissione dei delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish e cocaina, spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish e cocaina e detenzione e porto di armi clandestine, in particolare: Custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale: Giovanni Vitello, classe 1964, operaio, pregiudicato accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, spaccio di sostanza stupefacente e detenzione e porto di armi clandestine.
Michele Callari, classe 1982, autista, pregiudicato, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto di armi clandestine. Maicol Amico, classe 1992, nullafacente, pregiudicato accusato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti. Alessio Bianchieri, classe 1983, operaio, incensurato, accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Salvatore Caramazza, classe1988, disoccupato, pregiudicato accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Rocco D’Asero, classe1992, disoccupato, pregiudicato, accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Antonino Ferdico, classe 1984, venditore ambulante, pregiudicato, accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Francesco Paolo Ferdico, classe 1965, venditore ambulante, pregiudicato, accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Gioele Lillo Ferrara, classe 1989, operaio, incensurato, accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Calogero Genova, classe 1990, celibe, incensurato accusato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti.
Gianmarco Ingaglio, classe 1986, disoccupato, pregiudicato, accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip del tribunale per Massimiliano Calogero Dell’Aiera, classe 1970, operaio, incensurato, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Jerri Angelo Giambra, classe 1986, disoccupato, incensurato, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Marco Emma, classe 1991, disoccupato, incensurato, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Giuseppe Torregrossa. classe 1989, disoccupato, incensurato, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Carmelo Vinciguerra, classe 1990, disoccupato, pregiudicato, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria emesso dal Tribunale di Caltanissetta a carico di B.E. di San Cataldo, classe1989.
Custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale per i minorenni: Maicol AMICO, classe 1992, nullafacente, pregiudicato, accusato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti. Andrea Torregorssa, classe 1992, operaio, incensurato, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Misura cautelare della permanenza in casa emessa dal gip del tribunale per i minorenni per: Giusy Puzzangara, classe 1993, barista, incensurata, accusata di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti, agevolazione all’uso ed al consumo di sostanze stupefacenti. Federico Emanuele Falzone, classe 1994, disoccupato, pregiudicato, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Altro minore degli anni 18 per spaccio di sostanze stupefacenti. L’indagine prende spunto nel mese di gennaio dell’anno 2009 da una informativa di reato della Tenenza Carabinieri di San Cataldo, nell’ambito della quale, veniva formulata l’ipotesi secondo cui uno dei più noti esponenti della malavita del centro abitato di San Cataldo, VITELLO Giovanni, soggetto già gravato da precedenti specifici, fosse coinvolto nel circuito dello spaccio di sostanze stupefacenti, operando nel territorio con modalità tali da escluderlo da ogni forma di controllo e dunque di censura, posto che egli provvedeva alla vendita di sostanze stupefacenti solamente ad un numero limitato di soggetti, tutti insospettabili ed al di fuori dei circuiti delinquenziali.
Gli elementi indiziari raccolti permettevano di richiedere alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, numerosi decreti di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Nel prosieguo dell’attività investigativa, avendo constatato l’assidua frequentazione dei soggetti sottoposti ad indagine di un esercizio pubblico ubicato nel centro abitato di San Cataldo (denominato BAR PEPITA ed ubicato in San Cataldo, Corso Vittorio Emanuele nr.101) e ritenendo che all’interno del citato esercizio commerciale potessero realizzarsi colloqui di rilevante interesse investigativo, veniva dato inizio alle operazioni di intercettazione ambientale del citato esercizio pubblico. Le attività tecniche eseguite all’interno dell’autovettura in uso a Giovanni Vitello nonché quella relative alle intercettazioni telefoniche, hanno consentito di acclarare l’effettiva partecipazione dell’uomo alla compagine mafiosa e, segnatamente alla famiglia di San Cataldo, nonché la sistematica commissione di delitti afferenti le sostanze stupefacenti e l’illecita detenzione di armi;
Giovanni Vitello è elemento organico alla famiglia mafiosa di San Cataldo ma, in virtù delle operazioni di polizia giudiziaria susseguitesi nel tempo (che hanno scompaginato negli anni la consorteria criminale), egli ha ritenuto di doversi porre ai margini, rimanendo in una posizione tale da evitargli qualunque forma di controllo da parte dei Carabinieri: ed invero VITELLO Giovanni si preoccupava di evitare di accompagnarsi con soggetti pregiudicati (ben sapendo che assidue frequentazioni in tal senso potevano comportare un interessamento investigativo), di intrattenersi in locali pubblici, conducendo una vita apparentemente normale e tranquilla per poi, di contro, organizzare il traffico di armi clandestine anche per conto di altri appartenenti al sodalizio, piuttosto che spacciare sostanza stupefacente del tipo cocaina a soggetti del tutto insospettabili. Le intercettazioni consentivano di captare conversazioni del Vitello in ordine a fatti criminali riguardanti la famiglia mafiosa di San Cataldo, poi riscontrare dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno riferito sulla sua persona e sul ruolo da lui mantenuto.
Le stesse intercettazioni consentivano di accertare in capo al Vitello e CallariI, il possesso di armi clandestine che entrambi egli occultavano presso abitazioni nella loro disponibilità. In particolar modo il VITELLO aveva il compito di recapitare alcune di queste armi ad altri esponenti della consorteria. In almeno due casi i Carabinieri registravano attraverso le intercettazioni, le prove di sparo che il Vitello eseguiva per controllare il corretto funzionamento delle armi in suo possesso, che dovevano anche essere dotate di silenziatore e quindi debitamente modificate.
Parimenti, le attività tecniche condotte all’interno dell’esercizio pubblico monitorato, hanno consentito di accertare e documentare a carico di tutti i soggetti interessati, oltre 100 episodi di cessione/spaccio di sostanze stupefacenti. Lo spaccio avveniva anche immediatamente fuori dal locale.
Nello specifico si trattava di sostanza stupefacente tipo Marijuana, hashish, cocaina, vendute per lo più in piccole dosi ad acquirenti di varie estrazioni sociali (studenti – operai – impiegati).
Le sostanze venivano confezionate in maniera artigianale dagli odierni indagati, che le vendevano al prezzo medio di circa 5 euro per grammo (hashish e marijuana) e di circa 70 – 80 euro a grammo (cocaina).
I nomi in codice utilizzati dagli spacciatori o dagli acquirenti per indicare la sostanza stupefacente e stipulare gli accordi per la compravendita della droga, sono i più disparati, utilizzati per sviare l’attenzione delle Forze dell’Ordine con un linguaggio criptico, realizzato proprio in funzione del fatto che la compravendita avveniva all’interno del locale pubblico; ed infatti gli spacciatori e gli assuntori, per indicare la droga, utilizzavano termini propri di generi alimentari che all’interno del bar si vendevano quali (caramelle – cioccolata – gelato particolare)o, a volt, si riferivano chiaramente alla sostanza oggetto della cessione/spaccio.
Le trattative, per lo più, venivano svolte all’interno del locale dove i vari acquirenti si recavano sicuri di trovare la sostanza stupefacente che desideravano.
Il monitoraggio del bar pepita, grazie ai sistemi di video sorveglianza posti sia all’interno che all’esterno, ha documentato la circostanza che tutti i consumatori di droga realizzavano il consumo direttamente all’interno del bar e, più specificatamente, all’interno del bagno dello stesso, nell’erroneo convincimento che nessuno potesse mai rendersi conto di quanto vi accadeva.
La stessa Giusy Puzzangara (che gestiva il locale) e che fa parte del sodalizio criminale unitamente ad Maicol Amico e Calogero Genova, pretendeva dagli acquirenti, che essi realizzassero il consumo delle droghe all’interno del bagno del suo locale per evitare che gli stessi, usciti fuori, potessero essere sottoposti a controlli dai Carabinieri che consentissero di reperire lo stupefacente che avevano appena comprato.
In seno a gruppo criminale, Maicol Amico ricopriva il ruolo di rifornitore delle sostanze che egli si procurava prevalentemente nel centro abitato di Caltanissetta, mentre Calogero Genova, provvedeva allo smercio al minuto unitamente a Giusy Puzzanghera che aveva provveduto a far diventare il locale pubblico l’esclusivo centro di vendita della droga degli associati.
Il bar pepita, in breve tempo, era diventato un vero e proprio market della droga, presso cui tutti i tossicodipendenti interessati al consumo, reperivano sempre sostanza stupefacente che poi consumavano direttamente sul posto. Nel contesto operativo idierno i Carabinieri hanno posto sotto sequestro il bar pepita.
L’indagine si è conclusa nel mese di novembre 2011, dopo due anni di attività tecniche, pedinamenti ed intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Durante l’operazione sono stati impiegati 100 uomini del Comando Provinciale di Caltanissetta, che ha visto impegnati tutti i suoi reparti (Compagnia CC di Caltanissetta – Compagnia CC di Mussomeli – Reparto Territoriale di Gela – Reparto Operativo), 50 autoradio, quattro unità cinofile ed un elicottero.
Contestualmente agli arresti, sono state eseguite numerose perquisizioni a carico sia dei destinatari delle misure che di altri soggetti a cui è stato notificato l’avviso di garanzia.