Caltanissetta. Nascosti all’interno di una nicchia scavata nella roccia avevano occultato un fucile e diversi candelotti di esplosivo ad alto potenziale, detonatori e micce per il loro innesco, munizionamento e materiale per la manutenzione delle armi.
Era l’arsenale della famiglia mafiosa di Campofranco. Le indagini compiute dai Ros e dal comando provinciale di Caltanissetta hanno così permesso l’arresto di quattro persone ritenute responsabili dei reati di estorsione e detenzione illegale di armi ed esplosivi.
Tali misure restrittive sono stata notificate al rappresentante provinciale di Cosa nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, al suo fiancheggiatore Vincenzo Parello e ai fratelli Alfredo e Angelo Schillaci di Campofranco, quest’ultimo già reggente di Cosa nostra nissena.
Il provvedimento si inquadra nella più ampia attività di contrasto condotta nei confronti di Cosa Nostra nissena e che, nei mesi scorsi, attraverso le operazioni “Grande Vallone” e “Repetita Iuvant”, ha colpito le strutture di vertice delle famiglie operanti nell’area a confine con il territorio agrigentino. Importanti nella vicenda sono state le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Maurizio Carrubba.