Gela. Stroncato da un malore, lo scorso marzo, mentre lavorava tra gli impianti della raffineria Eni di contrada Piana del Signore. Sulla fine dell’operaio edile Giovanni Lavore sono in corso verifiche e accertamenti tecnici. Il perito incaricato di ricostruire le cause del decesso ha chiesto e ottenuto una proroga del termine, prima del deposito della relazione finale. L’uomo, cinquantaquattrenne, che solo pochi mesi prima del decesso era stato assunto da un’azienda dell’indotto della fabbrica, è morto in pochi minuti. Per lui, non c’è stato nulla da fare. La famiglia, che si è affidata ai legali Dionisio Nastasi e Filippo Di Mauro, subito dopo l’accaduto ha presentato denuncia. C’è il sospetto che l’operaio, in quel periodo, fosse sottoposto ad un eccessivo stress lavorativo, fatto anche di turni di lavoro probabilmente molto lunghi.
Un’ipotesi che eventualmente saranno i pm della procura a valutare, anche sulla scorta del contenuto della perizia. All’indomani della morte, è stata effettuata l’autopsia sul cadavere, così da raccogliere i primi dati.