Operaio indotto morì per un tumore, rendita riconosciuta alla moglie: “Esposto al pet coke”

 
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Gela. Un operaio di una delle aziende dell’indotto Eni morì sei anni fa, per le conseguenze di un tumore rinofaringeo. In sede civile, a conclusione di un lungo procedimento, il giudice Vincenzo Accardo ha accolto l’azione avanzata dal legale della moglie del lavoratore, l’avvocato Giuseppe Ventura. Alla donna è stato riconosciuto il diritto ad una rendita vitalizia, proprio per quanto accaduto al consorte. Una decisione che giunge a conclusione di un procedimento fondato su una patologia “non tabellata”. Mancano riferimenti nelle tabelle ufficiali per eventuali risarcimenti. Per questa ragione, nonostante precedenti sfavorevoli, il legale ha comunque agito per il riconoscimento della rendita vitalizia, ritenendo che l’assenza in tabella della patologia non possa costituire un limite procedimentale.

Il legale ha dovuto corroborare la procedura, con ulteriori elementi probatori. Ha sostenuto il nesso tra la patologia che causò il decesso dell’operaio e l’esposizione al “polverino” da pet-coke. Una ricostruzione, documentale, che ha trovato l’assenso del giudice, con la sentenza le cui motivazioni sono state depositate. Nonostante una patologia “non tabellata”, c’è stato riscontro favorevole con il riconoscimento del diritto in favore della moglie.

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