Operaio forestale morì durante l'intervento per spegnere un vasto rogo, in appello prescrizione per il collega
Un operaio forestale perse la vita. L'altro operatore era accusato di omicidio colposo. Sono state depositate le motivazioni

Niscemi. I fatti risalgono ormai a sedici anni fa, quando durante le operazioni di spegnimento di un vasto incendio in contrada Stizza, a Niscemi, l'operaio forestale buterese Giuseppe Petrolio perse la vita, travolto da uno dei mezzi in movimento. Chi era alla guida, Giuseppe Tizza, in primo grado, venne condannato a sei mesi, con pena sospesa, per omicidio colposo. Caddero soprattutto per prescrizione altre contestazioni, così come quelle mosse a un secondo imputato. I giudici della Corte d'appello di Catania, pronunciandosi sul ricorso avanzato dal difensore di Tizza, l'avvocato Luigi Cinquerrui, hanno ribadito che ci furono responsabilità nella sua condotta, soprattutto per le manovre del mezzo antincendio, poste in essere senza coordinarsi con gli altri operatori. Petrolio si trovò proprio dietro all'autobotte e venne travolto, riportando ferite rivelatesi fatali. Nelle motivazioni di appello, però, i giudici etnei hanno accertato la prescrizione anche per il capo d'accusa dell'omicidio colposo, riqualificato, nonostante confermino negligenze dell'imputato durante le operazioni di intervento. Il mezzo, è stato accertato, non era tecnicamente idoneo. L'appello si è quindi chiuso con la prescrizione. In primo grado e nel giudizio successivo, i familiari della vittima si sono costituiti parti civili, con gli avvocati Salvo Macrì e Rocco Guarnaccia. Gli era stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni. Tra i responsabili civili, chiamati nel procedimento, l'Ispettorato delle foreste.