Roma. Era stato arrestato a febbraio dello scorso anno, perché all’interno di un’automobile, intestata all’ex compagna ma in uso a lui, furono trovate diverse armi, esplosivo, falsi documenti e tesserini di riconoscimento dei carabinieri oltre ad alcune divise. Mesi dopo, fu eseguita una seconda ordinanza per omicidio, nella vicenda della morte di Fabrizio Vallo. I giudici romani hanno condannato a diciotto anni di detenzione, in abbreviato, Emanuele Caradonna, gelese ma da tempo residente nella provincia capitolina. Secondo i carabinieri e i pm che hanno coordinato le indagini, Vallo venne freddato con più di dieci colpi di pistola per una contesa legata ad un alloggio popolare. Sarebbero sorti dissidi tra l’imputato e la vittima, fino alla notte dell’omicidio. Il corpo del quarantasettenne venne ritrovato davanti all’ingresso dello stabile nel quale viveva, ad Ostia. Inizialmente, fu anche battuta la pista di un eventuale regolamento di conti per il controllo delle piazze di spaccio.
Vallo aveva precedenti penali. Poi, l’attenzione si concentrò su Caradonna, non solo per quanto ritrovato nell’autovettura ma anche per i rapporti tesi con la vittima.