Ravenna. Un ulteriore termine prima di depositare le motivazioni della sentenza. La decisione è dei giudici del Corte d’assise di Ravenna, che lo scorso giugno avevano assolto l’ex carabiniere gelese Orazio Tasca, l’altro ex militare dell’arma Angelo Del Dotto e l’idraulico Alfredo Tarroni. Erano accusati dell’omicidio del giovane Pierpaolo Minguzzi. I fatti risalgono a trentacinque anni fa, quando la vittima prestava servizio proprio nei carabinieri. Venne rapito e successivamente ucciso. I sequestratori, intanto, avevano chiesto un riscatto in denaro alla famiglia, che gestiva un’azienda ortofrutticola. La procura ravennata ha chiesto l’ergastolo per i tre imputati, ritenendoli pienamente responsabili. Erano già stati condannati per un’altra azione analoga, sfociata nel sangue con l’uccisione di un carabiniere. La Corte d’assise, però, non ha individuato elementi per ritenere che furono i tre ad agire anche nel caso del ventenne Minguzzi. Il corpo fu ritrovato lungo un tratto del Po di Volano. Il termine ulteriore probabilmente servirà a definire con maggiori particolari le ragioni che hanno portato all’assoluzione. Gli imputati, difesi dai legali Luca Orsini, Gianluca Silenzi e Andrea Maestri, si sono sempre dichiarati estranei al sequestro e all’omicidio. La famiglia Minguzzi, parte civile nel procedimento penale, continua a chiedere giustizia. L’ha fatto anche dopo aver saputo della proroga del termine per il deposito delle motivazioni. “Con sorpresa abbiamo appreso della richiesta di proroga di ulteriori novanta giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza di assoluzione. Più volte infatti nel corso del dibattimento avevamo sentito la Corte ridimensionare la complessità del processo e la breve durata della camera di consiglio, neppure un’ora, sembrava andare in questa direzione. Evidentemente così non è, tanto che la Corte ha ora ritenuto di richiedere una proroga del termine massimo. Siamo pertanto più che mai curiosi di conoscere le motivazioni della sentenza di assoluzione. Purtroppo il nostro Pierpaolo non c’ è più e dopo trentacinque anni vogliamo capire perché i responsabili della sua morte non sono ancora stati individuati”, hanno fatto sapere attraverso una nota.
I familiari del giovane ucciso sono rappresentati dagli avvocati Paolo Cristofori, Luca Canella e Luisa Fabbri, che hanno invece insistito per la condanna di Tasca, Del Dotto e Tarroni. Non appena saranno depositate le motivazioni è probabile che la procura decida di impugnare le assoluzioni. Nel corso della lunga istruttoria di primo grado, si sono susseguite anche perizie foniche in contrasto tra loro. Secondo la procura, fu Tasca il telefonista che contattò la famiglia Minguzzi per chiedere i soldi del riscatto, nonostante il giovane fosse già morto. Tasca e Del Dotto prestavano allora servizio ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, dove vive la famiglia della vittima.