Omicidio Failla, tre ergastoli: trent’anni di reclusione ad Angelo Bruno Greco

 
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Gela. Tre ergastoli, al boss Giuseppe Madonia, a Cataldo Terminio e ad Angelo Palermo, e trent’anni di detenzione per Angelo Bruno Greco. La Corte d’assise di Caltanissetta, nel primo pomeriggio, ha chiuso così il giudizio di primo grado scaturito dall’omicidio di Giuseppe Failla, ucciso all’interno del suo bar, nel centro storico cittadino, trentaquattro anni fa. Un cold case che i pm della Dda di Caltanissetta e il Ros dei carabinieri ricostruirono a distanza di molti anni e attraverso le dichiarazioni rese da storici collaboratori di giustizia della mafia del Vallone. Ad entrare in azione, secondo la linea dell’accusa, furono Terminio, Palermo e Greco, dopo il via libera dei vertici di Cosa nostra e del boss Giuseppe Madonia. Failla sarebbe stato trucidato perché considerato vicino ai Cerruto di San Cataldo. Terminio, secondo gli inquirenti, voleva lavare con il sangue l’agguato mortale al padre, che collegò proprio ai Cerruto. La ritorsione più dura si concretizzò con l’omicidio di Failla. Diversi collaboratori di giustizia hanno comunque escluso che il barista fosse vicino ai clan. I familiari si sono costituti parti civili nel giudizio, assistiti dall’avvocato Giovanni Bruscia, che ha concluso per la condanna di tutti gli imputati. I magistrati della Corte d’assise hanno riconosciuto una provvisionale ai figli e il diritto al risarcimento dei danni, da definire in sede civile. Anhe in aula, i figli sentiti nel corso dell’istruttoria dibattimentale hanno parlato di una “persona perbene”, dedita al lavoro. L’unica variazione rispetto alle richieste dei pm della Dda nei confronti degli imputati ha riguardato la posizione di Angelo Bruno Greco. Per lui, niente ergastolo ma trent’anni di detenzione. L’accusa aveva chiesto il carcere a vita per tutti i coinvolti.

I quattro, già in fase di indagine, avevano negato qualsiasi collegamento con l’omicidio Failla e le difese hanno messo in forte discussione la ricostruzione fornita dai collaboratori di giustizia. In questo senso hanno concluso gli avvocati Flavio Sinatra, Sergio Iacona, Cristina Alfieri, Eliana Zecca e Paolo Piazza. Le motivazioni della decisione emessa dalla Corte nissena saranno successivamente depositate e a questo punto le difese potrebbero optare per il ricorso in appello.

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