Gela. I verbali delle sue dichiarazioni, rese davanti agli inquirenti, sono stati acquisiti dai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta. Probabilmente, con questa scelta, Giancarlo Giugno non verrà sentito, in aula, nel corso del dibattimento, avviato dopo l’inchiesta sull’omicidio di Giuseppe Failla, titolare di un bar in centro storico, freddato dai killer, ormai trentatré anni fa. Giugno, ritenuto tra i capi indiscussi di Cosa nostra niscemese, era tra i testimoni. Failla fu ucciso all’interno dell’attività commerciale. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, sarebbe stato colpito per ritorsione contro la famiglia Cerruto di San Cataldo. Pare fosse considerato un amico proprio dei Cerruto, ritenuti responsabili dell’omicidio del padre di uno degli imputati, Cataldo Terminio. I collaboratori di giustizia, fino ad ora sentiti nel corso dell’istruttoria dibattimentale, non hanno dato indicazioni certe, anzi hanno messo in dubbio che il barista potesse essere vicino a gruppi di mafia. La famiglia di Failla è parte civile nel giudizio, con l’avvocato Giovanni Bruscia. A dicembre, sarà sentito un altro collaboratore di giustizia, Calogero Giambarresi. L’indagine che ha condotto a ricostruire l’omicidio, individuando i presunti responsabili, è stata portata avanti, ad anni di distanza, anche seguendo le indicazioni dei collaboratori.
Cataldo Terminio, Giuseppe Madonia, Angelo Bruno Greco e Angelo Palermo, sono tutti a processo per l’omicidio. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta e i carabinieri che condussero le indagini, ad organizzare ed eseguire l’azione di morte sarebbero stati Terminio, Greco e Palermo. Madonia avrebbe assicurato l’assenso della cupola. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Sergio Iacona, Cristina Alfieri, Michele Micalizzi ed Eliana Zecca.