Gela. La sera del 24 settembre di sette anni fa, il giovane commerciante Luciano Bellomo veniva freddato in viale Enrico Mattei a Macchitella mentre si trovava a bordo della sua automobile.
Oggi, esattamente a sette anni di distanza, i giudici della Corte d’assise d’appello di Catania hanno disposto la condanna a quindici anni e quattro mesi di reclusione nei confronti di Emanuele Curvà.
Il trentatreenne è ritenuto il conducente del motorino utilizzato per l’agguato. Dopo il parziale rinvio deciso, negli scorsi mesi, dai giudici della Corte di cassazione, è arrivato il verdetto. Stando ai giudici catanesi, ai quali è stato rinviato il procedimento, Curvà avrebbe però agito senza premeditazione, tanto da ottenere uno sconto di pena di due anni. Negli altri gradi di giudizio, era stato condannato a diciassette anni e quattro mesi di reclusione. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Maurizio Scicolone, è riuscito a dimostrare, sia alla suprema corte romana che a quella etnea, che il suo assistito non avrebbe avuto alcuna premeditazione quella sera di sette anni fa, limitandosi soltanto ad accompagnare, in sella ad un motorino, Domenico Giuseppe Cafà, condannato in appello a ventisei anni di detenzione, in attesa che a pronunciarsi siano adesso i magistrati di cassazione.
I familiari del commerciante, anche nel corso del dibattimento catanese, si sono costituiti attraverso i legali Salvo Macrì e Nicoletta Cauchi. Proprio i legali di parte civile hanno sottolineato le responsabilità dell’imputato in quell’agguato messo a segno ai danni di una vittima presa di mira già da diverso tempo.
La difesa di Curvà, alla luce del giudizio dei magistrati catanesi, non esclude di poter procedere nuovamente in cassazione per una serie di presunti errori soprattutto nel rapporto tra la confermata assenza di premeditazione e la riduzione, ritenuta fin troppo esigua, della pena inflitta all’imputato.
